La Luogotenenza.
Tra il 10 e l'11aprile
1944 le pressioni degli Alleati, tramite Murphy, Mac Millan, Sir Noel Charles e
Mac Farlane sul sovrano perché si faccia da parte, si fanno intollerabili, ma
raggiungono l'obiettivo. Il 12 aprile da Radio Bari il Re si congeda dal popolo
italiano: "Il popolo italiano sa che sono sempre stato al suo fianco nelle
ore gravi e nelle ore liete. Sa che otto mesi or sono ho posto fine al regime
fascista e ho portato l'Italia, nonostante ogni pericolo e rischio, a fianco
delle Nazioni Unite, nella lotta di liberazione contro il fascismo. L'Esercito,
la Marina, l'Aviazione, rispondendo al mio appello, si battono intrepidamente
da otto mesi contro il nemico fianco a franco con le truppe alleate. Il nostro
contributo alla vittoria sarà, progressivamente, più grande. Verrà il giorno in
cui, guarite le nostre profonde ferite, riprenderemo il nostro posto, da popolo
libero accanto a nazioni libere. Ponendo in atto quanto ho già comunicato alle
autorità alleate ed al mio governo ho deciso di ritirarmi dalla vita pubblica
nominando Luogotenente Generale deI Regno mio figlio Umberto Principe di Piemonte.
Tale nomina diventerà effettiva, mediante il passaggio materiale dei poteri, lo
stesso giorno in cui le truppe alleate entreranno in Roma. Questa mia
decisione, che ho ferma fiducia faciliterà l'unione nazionale è definitiva e
irrevocabile.
E’ chiaro ciò a cui solo
il Re non voleva credere: non gli sarebbe mai stato consentito di tornare nella
Capitale.
Scrive Puntoni: “Sua
Maestà cercava di convincermi che il mestiere del Re è difficile e pesante, «Non
si può dire - ha esclamato ad un certo punto - che da quando si è formata
l'Italia le cose siano andate proprio bene per la mia Casa! Solo mio nonno ne è
uscito bene, Carlo Alberto dovette abdicare, mio padre fu assassinato. Non
avevo nessuna íntenzione di succedere a mio padre e l'avevo quasi convinto ad
accogliere il mio proposito di rinunciare alla Corona. Ma fu ucciso e io. in
quell'ora tragica, non potei rifiutarmi di salire al trono, Se l'avessi fatto
avrebbero detto che ero un vile!» ".
Bastava? No. C'era ancora un prezzo da
pagare. La figlia Mafalda sarebbe stata catturata nell'Ambasciata tedesca di
Roma ad opera di Herbert Kappler, deportata a Buchenwald e alloggiata nella
baracca delle prostitute. Morirà il 29 agosto 1944, in seguito alle ferite
riportate durante il bombardamento americano del campo.
18 aprile, Badoglio si dimette, il Re lo
reincarica; De Nicola ha rifiutato di entrare nel governo, si vede che la
coerenza non è il suo forte.
Con questo atto il Re pone fine, almeno
temporaneamente, al teatrino creato dai partiti a dai rappresentanti anglo-americani,
che stanno soffocando la Corona.
Il 18 maggio il Re visita il Comando del
Corpo Italiano di Liberazione (C.I.L.) comandato dal gen. Utili. Subito dopo si
spinge sino a Cassino, dove torna il 23.
5 giugno 1944. Gli Alleati entrati a Roma
vietano al Re di tomare nella Capitale. Di più: alle ore 15, "Mac Farlane
si reca dal Re - in pantaloni corti e in maniche di camicia - con Badoglio per
far firmare al Re il Decreto sulla Luogotenenza. Il Re conferma di voler
firmare a Roma, ma non c'è nulla da fare, egli ottiene solo che la richiesta
venga messa per iscritto. Alle ore 17 il re firma.
7 giugno, Badoglio si dimette, come
prassi; Il Luogotenente lo reincarica ma egli non riesce a formare il suo terzo
governo. Viene incaricato Ivanoe Bonomi, che forma il nuovo governo l'11
giugno.
Il 27 giugno, i ministri vorrebbero
giurare di "essere fedeli al Paese", invece che al Re. La Marina si
ribella: "Noi eseguiamo solo gli ordini che ci vengono impartiti in nome
di Sua Maestà".
Vittorio Emanuele III, nonostante tutti i
tentativi di delegittimarlo, è ancora riconosciuto dai militari di ogni grado,
Capo delle Forze Armate.
30 luglio, per l'arrivo di Re Giorgio VI a
Napoli a Vittorio Emanuele III viene imposto di lasciare immediatamente Villa
Maria Pia.
11 agosto, Sforza ha proposto di epurare,
secondo la stampa, 109 senatori su 420. Il Re osserva: "Questo dimostra
che, funzionando, anche il Senato era favorevole al fascismo. Si può dire lo
stesso per il resto delle Organizzazioni statali... Stando così le cose, quale
garanzia di appoggio avrei potuto avere nel caso che mi fossi deciso ad agire
prima? ". [del 25 luglio, ndr]
8 settembre 1944, in questo primo
significativo anniversario il Re commenta: "Da dodici mesi sono sulla
strada. E la mia via crucis non è finita".
1945. 23 febbraio. Si ha notizia di
paracadutisti che attenterebbero alla vita del Re. Come mai? Evidentemente il
Re va eliminato perché scomodo protagonista di fatti che, per i posteri, devono
essere "aggiustati".
26 febbraio, il gen. Puntoni a Roma
incontra casualmente il nuovo Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, il
quale gli dice: "Sua Maestà dovrebbe abdicare subito e andare all'estero.
La situazione del Principe verrebbe così chiarita e il suo difficile compito
verrebbe facilitato".
Puntoni replica: 'L’abdicazione
equivarrebbe alla rottura del compromesso e della cosiddetta tregua... ho
l'impressione che si cerchi di staccare il figlio dal padre e la cosa creerà
altre amarezze per il Re".
Il Ministro Lucifero davvero crede che
Umberto e la Monarchia possano salvarsi offrendo agli oppositori la testa del
vecchio Re?
Il 4 dicembre, alle 3,30, il Luogotenente
incarica Alcide De Gasperi di formare il nuovo governo.
Orlando e Bonomi rifiutano dì fame parte.
Il vizio di nascondersi è vecchio: criticano il Re ma non assumono le
responsabilità che potrebbero salvare la situazione.
Il 28 dicembre a Mosca i ministri Molotov,
Bevin e Byrnes dichiarano: "L'Italia sarà trattata come gli altri paesi ex
nemici ".
A che cosa sono serviti il 25 luglio e l'8
settembre?
1946. 16 febbraio, osserva il Re "Gli
uomini politici hanno nove vite come i gatti. Se ne servono a seconda delle
circostanze. La loro preoccupazione è quella di rimanere sempre a galla.
Purtroppo sono come i sugheri"; l'occasione di questo sfogo è la morte
dell'on. Rodinò della D.C. divenuto, dopo il Congresso di Bari, avversario
della Monarchia.
Il 25 aprile. Gli eventi precipitano.
Vittorio Emanuele spiega a Puntoni:
"Gli Alleati d'accordo con il Luogotenente e i Capi dei partiti dì centro
e di destra, hanno manifestato l'opinione che io debba abdicare prima del 2
giugno--- dicono che l'abdicazione consoliderà la posizione del Luogotenente e
renderà più probabile una vittoria della Monarchia nel referendum ... dopo
tutto è bene che siano loro a decidere".
Affossavano la Monarchia dicendo di
volerla salvare. Il Luogotenente fu ingenuo? Di sicuro inesperto e
malconsigliato; tuttavia, fece bene il suo dovere.
L'abdicazione.
9 maggio ore 15: "Abdico alla Corona
del Regno d'Italia in favore di mio figlio Umberto di Savoia Principe di Piemonte".
Dopo la firma il Re si rivolge al suo
Aiutante di Campo: "Ha visto? E’ successo più presto di quello che
credevamo! Ho adoperato la stessa formula usata da Carlo Alberto nel
1849". Ore 19. L'incrociatore 'Duca degli Abruzzi' arriva a Napoli. Ore
19,40. I Sovrani s'imbarcano per Alessandria d'Egitto.
Epilogo: schiodiamo il pregiudizio.
10 settembre 1943. L'Ammiraglio Oliva,
succeduto a Bergarmni, inabissatosi con la 'Roma' il giorno prima, segnala alla
squadra in navigazione verso Malta: "Sua Maestà il Re ordina di eseguire
lealmente le clausole dell'armistizio che escludono la cessione delle navi a
stranieri". La Regia Marina ubbidisce. E l'obbedienza più amara ma questo
ordinava il Re.I Marinai, individualmente liberi di vivere o morire,
combattendo per un personale problema di onore, non erano liberi di farlo come
Corpo dello Stato. La disubbidienza della Regia Marina avrebbe manifestato agli
occhi dello straniero, alleato o nemico che fosse, l'inesistenza dello Stato. Ubbidienza
al Re dimostrava l'esatto contrario: Il Re di Pescara è il Re di Peschiera.
Gli Alleati capirono che potevano disporre
non solo di quel potente complesso, che era la nostra flotta, ma anche di tutte
le strutture del Paese, solo attraverso l'obbedienza al Re e per questo essi
dovevano rispettare i cittadini e lo Stato Italiano. Le coscienze nei primi
momenti si lacerarono, ma poi ognuno trovò la sua strada. Il Regno del Sud è
forse la più grande metafora della nostra Storia. La sua onda lunga ci
lambisce, superando di molto le date in cui cronologicamente possiamo
racchiuderlo, 9 settembre 1943-5 giugno 1944 o, più correttamente, 9 maggio
1946. Vittorio Emanuele III ne rimane la figura centrale. Gli uomini che lo
definirono 'Re fuggiasco', vollero dimenticare che essi stessi erano Ministri e
uomini liberi proprio in virtù di quella fuga.
Quel veleno è diventato un pregiudizio sul
quale l'Italia, dopo settant'anni, stenta ad interrogarsi con obbiettività, ma
veniva smentito nel momento stesso in cui il Regno del Sud nasceva, veniva
smentito dall'Esercito, dalla Marina, dall'Aviazione, dai soldati che,
prigionieri nei lager (l.M.I.), preferirono quel rischio di morte al tradimento
della fedeltà al Re, che coincideva con la fedeltà alla Patria e, soprattutto,
a se stessi. Cosi pure agirono migliaia di partigiani, autonomia e no, vale a
dire coloro che seppero guardare oltre le insegne di partito. Lo smentirono le
decine di migliaia di soldati che, pur potendo salvarsi in un'Italia spezzata
in due, riattraversarono le linee da Nord a Sud, riaffluendo nel ricostruito
Regio Esercito.
Più volte gli Alleati umiliarono Vittorio
Emanuele, ma la sua resistenza silenziosa e ostinata, li costrinse a concedere
allo Stato italiano la "cobelligeranza", formula ambigua e
strumentale, inventata per non conferire all'Italia lo status di 'alleato', ma
pur sempre un riconoscimento.
L’ltalia aveva un Capo ed un Governo con i
quali il mondo fu costretto a confrontarsi
Tuttavia, si continua a malignare:
l'amministrazione del Regno non ebbe poteri: e quali? Questa illazione è
smentita dal fatto stesso che l'antico Regno si perpetuava nelle quattro
province del Re e gradatamente nella ricomposizione del territorio nazionale.
Quando tutti si nascosero dietro di lui,
" Il Re che fu Re", salvò l'unità, la libertà, l'onore del nostro
popolo e soprattutto il suo futuro, "con affetto di padre e lealtà di
Re", come chiedeva lo Statuto Albertino.
Michele D'Elia
Nessun commento:
Posta un commento