C’è chi può credere che la prima guerra mondiale
differisse in modo meno peggiore dalla seconda. Si pensa che dal 1914 gli
eserciti si combattessero con un senso più marcato dell’onore e con un rispetto
maggiore del nemico. Ciò in quanto tra gli antagonisti non vi erano ancora i
nazionalsocialisti e i bolscevichi sovietici.
Certamente le due dittature recitarono ruoli che
arrivavano dalla follia delle rispettive ideologie e dall’umore dei capi che
detenevano le leve del comando.
Non per nulla la seconda guerra mondiale nasce dalla
reazione dell’Inghilterra e della Francia contro la Germania, nonostante
l’accordo di questa con l’Unione Sovietica per invadere e spartirsi la Polonia.
Evidentemente inglesi e francesi ritennero eccessivo il loro sforzo bellico
qualora diretto anche contro il colosso russo e malgrado i due invasori
apparissero gareggiare su chi commetteva i delitti e i genocidi più infami.
Ma torniamo alla prima guerra mondiale e, senza soffermarci
sull’uso dei gas asfissianti, apprendiamo che il padre di Rita Giacomino, vedi
la testimonianza che segue, Battista, ferito nell’assalto degli alpini il 19
dicembre 1917, era rimasto ben immobile in mezzo ai morti perché i tedeschi,
ritenendolo vivo, non lo finissero con le baionette o a colpi di mazza.
Battista poi, rimasto invalido al ginocchio, a casa non
raccontava mai di quei momenti terribili e neppure assisteva ai film di guerra,
sostenendo che chiunque
non vi avesse partecipato non avrebbe potuto capire tanta tragedia.
non vi avesse partecipato non avrebbe potuto capire tanta tragedia.
Per fortuna non sempre è stato così e nostro padre
avviatosi nel giugno del 1940, nei primi giorni di partecipazione al conflitto
dell’Italia, alla ricerca sul fronte occidentale di soldati della sua
compagnia, non rientrati, ferito dal fuoco francese, era stato soccorso dal
nemico e, trasportato in un loro ospedale, operato, salvato e in seguito
trasferito all’ospedale militare di Torino. Pure lui entrava a far parte della
schiera degli invalidi, ma non ci avrebbe quasi mai parlato neanche della prima
guerra mondiale, alla quale aveva preso parte da giovanissimo.
La guerra rimane in ogni caso un evento orribile e da
noi, in famiglia, si è sempre condivisa la tesi giolittiana di un tentativo
ostinato di accordo con l’Austria sulle terre irredente, che ci avrebbe evitato
quella che la saggezza di Benedetto XV definì un’«inutile strage».
Vincenzo
Pich
Unione
delle Ass.ni piemontesi nel mondo, Torino
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