lunedì 3 aprile 2017

Quando la guerra si fa più cinica e spietata

C’è chi può credere che la prima guerra mondiale differisse in modo meno peggiore dalla seconda. Si pensa che dal 1914 gli eserciti si combattessero con un senso più marcato dell’onore e con un rispetto maggiore del nemico. Ciò in quanto tra gli antagonisti non vi erano ancora i nazionalsocialisti e i bolscevichi sovietici.
Certamente le due dittature recitarono ruoli che arrivavano dalla follia delle rispettive ideologie e dall’umore dei capi che detenevano le leve del comando.
Non per nulla la seconda guerra mondiale nasce dalla reazione dell’Inghilterra e della Francia contro la Germania, nonostante l’accordo di questa con l’Unione Sovietica per invadere e spartirsi la Polonia.
Evidentemente inglesi e francesi ritennero eccessivo il loro sforzo bellico qualora diretto anche contro il colosso russo e malgrado i due invasori apparissero gareggiare su chi commetteva i delitti e i genocidi più infami.
Ma torniamo alla prima guerra mondiale e, senza soffermarci sull’uso dei gas asfissianti, apprendiamo che il padre di Rita Giacomino, vedi la testimonianza che segue, Battista, ferito nell’assalto degli alpini il 19 dicembre 1917, era rimasto ben immobile in mezzo ai morti perché i tedeschi, ritenendolo vivo, non lo finissero con le baionette o a colpi di mazza.
Battista poi, rimasto invalido al ginocchio, a casa non raccontava mai di quei momenti terribili e neppure assisteva ai film di guerra, sostenendo che chiunque
non vi avesse partecipato non avrebbe potuto capire tanta tragedia.
Per fortuna non sempre è stato così e nostro padre avviatosi nel giugno del 1940, nei primi giorni di partecipazione al conflitto dell’Italia, alla ricerca sul fronte occidentale di soldati della sua compagnia, non rientrati, ferito dal fuoco francese, era stato soccorso dal nemico e, trasportato in un loro ospedale, operato, salvato e in seguito trasferito all’ospedale militare di Torino. Pure lui entrava a far parte della schiera degli invalidi, ma non ci avrebbe quasi mai parlato neanche della prima guerra mondiale, alla quale aveva preso parte da giovanissimo.
La guerra rimane in ogni caso un evento orribile e da noi, in famiglia, si è sempre condivisa la tesi giolittiana di un tentativo ostinato di accordo con l’Austria sulle terre irredente, che ci avrebbe evitato quella che la saggezza di Benedetto XV definì un’«inutile strage».

Vincenzo Pich
Unione delle Ass.ni piemontesi nel mondo, Torino

Nessun commento:

Posta un commento