lunedì 11 agosto 2014

Storia, attualità e divenire

di Vincenzo Pich
Mense gratuite durante la crisi del '29
Le crisi economiche e i loro riflessi sulle condizioni sociali sono spesso all'origine dei cambiamenti politici più radicali. La Rivoluzione francese, dopo cattive annate agricole, si consegna nelle mani violente dei giacobini e della parte più accesa del popolo. Poco più di un secolo dopo trionfano in Russia le maniere forti dei bolscevichi, che sfruttano il malcontento diffuso e il rifiuto della guerra.

In Italia, finita la prima guerra mondiale, un ex socialista, già favorevole all'intervento, approfitta delle agitazioni e della cecità di socialisti e popolari per ottenere la guida del governo e avviare un totalitarismo sempre più invadente e privo di fiuto politico, tanto da estendere al nostro paese la discriminazione antiebraica e scendere nell'azzardo della seconda guerra mondiale.

Un decennio appresso l'avvento del fascismo era stato uno psicopatico fondatore nel 1920 del N.S.D.A.P, partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi, a ubriacare la gente alle prese con la crisi economica e a condurre il paese a una catastrofe anche peggiore, senza l'avanzata degli anglo-americani oltre il Reno e al cuore stesso della Germania.

Si era arrivati così al secondo conflitto mondiale, causato dall'accordo Hitler-Stalin sull'invasione e la spartizione della Polonia. seguita dall'inevitabile dichiarazione di guerra alla Germania da parte della Francia e del Regno Unito.

Ma veniamo all'oggi, dove perdura la crisi economica più grave dopo quella devastante del 1929. Escludiamo al momento che si ripetano automaticamente nel nostro paese le svolte drammatiche che, nello spazio di circa un secolo e mezzo, si sono verificate dapprima in Francia e in tempi più ravvicinati in Russia e Germania.

Ciò sebbene l'affermazione improvvisa del cosiddetto grillismo, con l'estremismo verbale del suo protagonista, possano ricordare il fascismo e il nazismo, e nonostante la disistima diffusa del metodo parlamentare conduca a giustificati timori sulla tenuta della democrazia. Disistima che si accompagna alla crisi delle imprese, all'allargarsi della disoccupazione, alla ricerca vana del lavoro da parte di troppi giovani e all'impossibilità per un numero crescente di famiglie di soddisfare i bisogni essenziali.

Ne deriva anche sul piano politico l'indebolimento dei due poli di centro-sinistra e di centro-destra, questo più frammentato e confuso di quello, l'assenteismo elettorale in aumento e il possibile rafforzarsi delle tentazioni grilline.

Purtroppo, i fattori negativi non sono unicamente questi e c'è anche una crisi etica che induce alla violenza, alla criminalità e all'anarchia. In questo panorama piuttosto oscuro si inserisce il mito, non si sa quanto duraturo, di Matteo Renzi e cioè di un uomo che vanta virtù taumaturgiche e al quale per ora i sondaggi attribuiscono ampia credibilità. Basterebbe, tuttavia, un minimo di memoria storica per capire che l'uomo che risolva tutti i problemi non è mai esistito e che la stessa idea, più berlusconiana che altro, della repubblica presidenziale non è il toccasana infallibile per i mali della repubblica parlamentare.

'Nuove Sintesi' crede ancora nella monarchia parlamentare che, per quanto ridottasi storicamente di numero in Europa e nel mondo, regge ovunque Stati civilissimi, dove l'unità degli animi si accompagna alla rappresentatività popolare.

In Italia l'idea di questo tipo di governo, che combina la tradizione alla modernità, incontra un periodo assai lungo di scarsissima conoscenza e di indifferenza e impopolarità. 'Nuove Sintesi' ha rotto il silenzio con due convegni ispirati all'obiettività, anche alla critica, su Vittorio Emanuele Il e Vittorio Emanuele III, ma non si fermerà qui, sempre all'insegna dell'antiretorica e della ricerca costante e ostinata della verità.


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