di Michele d'Elia
IL
RE SOLDATO DOPO CAPORETTO:
Italiani!
«...
Cittadini e soldati siate un esercito solo. Ogni viltà è tradimento, ogni
discordia è tradimento, ogni recriminazione è tradimento. Questo mio grido di fede
incrollabile nei destini d'Italia suoni così nelle trincee come in ogni più
remoto lembo della patria; e sia il grido del popolo che combatte e del popolo
che lavora. Al nemico, che ancor più che sulla vittoria militare conta sul
dissolvimento dei nostri spiriti e della nostra compagine. si risponda con una sola
coscienza, con una voce sola: tutti sian disposti a dar tutto per la vittoria e
per l'onore d d'Italia! ».
Vittorio Emanuele
Quartier Generale 10 Novembre 1917
Caporetto
e Vittorio Veneto sono metafore. Con occhi nuovi indaghiamo fatti
universalmente conosciuti. Niente
elucubrazioni, solo essenziale cronaca, in onore del soldato italiano. .(I)
Vogliamo
dimostrare che la prima non fu la vergognosa -rotta - della quale si sproloquia
da cento anni; che la seconda ma fu non fu la causale vittoria contro un nemico
stremato.
L'Austria,
dopo la nostra vittoria sulla Bainsizza, agosto 1917, rinnova con insistenza la
richiesta di rinforzi dalla Germania per stroncare una volta per tutte gli
italiani traditori. L'Alto Comando tedesco prima di decidersi a spendere uomini
e mezzi per l'alleato, incarica uno dei suoi più brillanti strateghi, il
generale Kraft von Dellmesingen, di una ricognizione sul fronte Alpino. Il
generale individua la fragilità della difesa italiana nella linea corrente tra
la località di Plezzo a sud del monte
Rombon, e la testa di ponte austriaca di Tolmino a nord del monte Jeza, vale a
dire sul fronte dell'Isonzo.
Il
5 settembre il Generale espresse ai suoi superiori parere favorevole
all'offensiva. (2) L'idea geniale è questa: sfondare il velo di truppe italiane
tra Plezzo e Tolmino, distanti tra loro 50 km ed occupare il fondovalle. In definitiva
il fronte delle Alpi Giulie è il luogo di partenza per arrivare al mare. I
Comandi austriaco e tedesco costituiscono ex novo la XIV Annata , di 15
divisioni, sotto gli ordini del generale tedesco Otto von Below, suddivisa nei
quattro gruppi comandati dai generali Stein, Berrer, Krauss e Scotti. La
tecnica utilizzata è la guerra di movimento su colonne, che attaccano
contemporaneamente, sulla destra e sulla sinistra dell'Isonzo. Von Below ha di
fronte la II Armata ,
generale Luigi Capello, le cui forze sono schierate secondo il concetto di
offensiva, però mal distribuite sul terreno. Gli austro-tedeschi impiegando 15
divisioni contro 3 nostre, tra Tolmino e Plezzo, per 50 km ., colsero un immediato
successo tattico che divenne strategico per la mancanza di riserve italiane
sulla via del Tagliamento. In sintesi il nemico avanzò sulla linea Isonzo -
Tagliamento - Udine - Piave.
CAPORETTO.
Mercoledì
24 ottobre, alle 2 del mattino. L'artiglieria nemica investe tutto il fronte
dal Rombon a nord, alla Bainsizza a sud, tratti tenuti dal IV, XXVII e XXIV C
d'A. Il bombardamento a gas distrugge le trasmissioni subito in parte riparate
dai soldati.
h.
6 dei mattino. Persiste il tiro nemico diretto sulle seconde e sulle prime
linee. Le artiglierie dei corpi d'armata IV e XVII non effettueranno il tiro di
controbatteria; anzi, ai comandanti che l'avevano iniziato con decisione
autonoma, fu ordinato di sospenderlo! Perché? "Per i metodi tattici di
tiro inadatti alla difensiva". Per Caviglia questo sbagliato impiego delle
batterie deriva dalla "mancanza di sensibilità e di pratica difensiva dei
Comandi".
Manovra
sulla destra dell'Isonzo.
h.
7-8. Le fanterie del gruppo Stein scattano dalla testa di ponte di Tolmino.
I:Alpenkorps esce dalle trincee e si dirige verso Costa Raunza ed il Colovrat.
Nello stesso tempo la 50' divisione austriaca, che protegge la 12 a divisione slesiana, urta
contro la brigata Alessandria. Gli slesiani puntano su Caporetto, 27 km a sud. (3)
h.
9. "Cinque battaglioni slesiani sboccano da Tolmino". Alle 10 l 'Alpenkorps s'infiltra nei
vuoti esistenti tra le compagnie della brigata Taro, schierata su 5 km . di fronte. Lo intercetta
un battaglione della brigata Napoli, arrivata poco prima, tra Foni e Monte
Plezia, che cade solo alle 13. Qui abbiamo un fucile ogni 30 m . sulla linea avanzata;
uno ogni 9 m .
sulla seconda.
h.
10.30-12. Sono catturate le nostre batterie su Costa Raunza e Costa Duole. Gli
artiglieri difesero i pezzi anche con le pistole e li resero inutilizzabili;
poi si ritirarono verso la valle Judrio. Sino a Caporetto la via sembra libera.
Gli slesiani, superata la brigata Napoli, tra le 11 e le 12, puntano su
Caporetto, senza incontrare forze italiane; ma alcune compagnie del 182°
fanteria li scorgono dalla riva sinistra dell'Isonzo, passano il ponte di
Idersko e sulla riva destra li bloccano temporaneamente. Alcuni plotoni del
182° combattono nelle case di Idersko. Da qui il nemico si dirige su Caporetto,
dove la resistenza fu "frammentaria".
h.
13.30. Salta il ponte di Idersko.
h.
14. Idersko è occupata dopo una lotta casa per casa.
h.15.30.
Salta il ponte di Caporetto.
h.16.
Gli slesiani occupano Caporetto ed iniziano la conquista del Monte Matajur, i
gruppi Stein e Krauss, si saldano. Le tre divisioni del IV corpo sfuggono
all'accerchiamento per il ponte di Ternova, a nord di Caporetto.
La manovra sulla sinistra dell'Isonzo.
h. 8. Quattro dei nove battaglioni slesiani escono da Tolmino, attraversano i 500 metri che li separano dalle nostre linee e si uniscono con un reggimento della 50' austriaca.
Non vi è nostra resistenza, perché il 23 era stata inspiegabilmente sgombrata la linea di Volzana. Due sole compagnie della brigata Alessandria trattengono il nemico per un'ora. Gli slesiani proseguono sino a Selisce, contrastati da un solo battaglione del 155°, del 150° e dal 2°del 147° della brigata Caltanissetta.
h. 12. Il diario del 63° slesiano registra: "Sino alle 12 lotta accanita". Poco dopo la nebbia si dirada. Il nemico si scontra con l'ultimo dei nostri tre battaglioni, davanti a Karnno. Il suo comandante, maggiore Piscicelli apre il fuoco, viene ferito ma prima di morire ordina al reparto di dirigersi a Caporetto.
Constatazione. La resistenza costruita dai nostri, momento per momento, impedisce la tenaglia tra i 9 battaglioni slesiani.
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