venerdì 9 gennaio 2015

Cronaca di una sconfitta e di una vittoria - seconda parte

COME NASCE UN FALSO STORICO.

I servizi non armati che sono dietro le nostre prime linee, per rifornire le truppe del Monte Merzli, vedendo avanzare gli slesiani lungo la destra dell'Isonzo, si ritirano su Caporetto: sono alcune migliaia di uomini, con carri, che ingombrano le strade verso l'abitato. Ostacolano l'arrivo dei rinforzi e portano la falsa notizia della caduta del Merzli. "A Caporetto viveva al sicuro un corrispondente di guerra [Caviglia non ne rivela il nome n.d.r.] che, sorpreso, divulgò poi al mondo la notizia del suo pensiero [del giornalista n.d.r.] attribuendolo alle truppe di prima linea. Egli riteneva che la nostra 43° divisione (Farisoglio) si fosse ritirata mentre combatteva sulle sue linee e vi rimase fino a sera tarda."

Questa è la casereccia origine della 'rotta di Caporetto'. La rintuzziamo perché Caporetto è una sconfitta ed una ritirata non solo analoga a quelle che la storia ci ha fatto conoscere su tutti i fronti, ma di gran lunga inferiore a quelle subite, per esempio, dagli eserciti dell'Intesa in Francia.

h. 14. L'ultimo battaglione del 282° viene impiegato per la difesa di Caporetto.

Pomeriggio. La 50° austriaca, uscita alle 7 dalla sua trincea, è bloccata sul Merzli e sullo Sleme dal solo 2° reggimento bersaglieri, schierato su ben 7 km di fronte.

Il Gruppo Krauss.

h. 2-3. del mattino. Plezzo. Il nemico annienta con il gas i 600 difensori del vallone di Ravolnik a sud di Plezzo. (4)

h. 8. Krauss attacca. La nostra 50a divisione lo ferma sino alle 18.

h. 19. Il Comandante del settore del Rombon, pur avendo respinto il nemico, si ritira sul monte Stol, per non restare isolato.

24 sera. Le due colonne nemiche si congiungono. L'occupazione della valle isontina vanifica la resistenza italiana e dà ragione a von Dellmensingen, che aveva trascurato le cime e inventato l'attacco a valle.

Ancora il 24 ottobre: operazioni dei Gruppi Scotti e Berrer. h. 8. Il generale Berrer attacca la destra della brigata Taro, 2 battaglioni e la brigata Spezia per prendere il monte Jeza e collegarsi con il gruppo Stein.

h. 14. La Taro con 15 compagnie, su 9 km di fronte, ostacola 75 compagnie nemiche.

h. 15.30. La brigata inizia una lenta ritirata e difende la valle dello Judrio sino al 25. Il 26 a Castel Del Monte, il colonnello Casini sarà ucciso mentre contrattacca con il suo 208°.

h. 14.30. La brigata Spezia è tra la Val Duole e il Krad, ma se ne ritira verso la linea d'annata, essendo "proibito" chiedere rinforzi per guarnire i tratti di linea scoperti dove s'era infilato il 3° reggimento Jáger.

h.13. Il comandante della 19° divisione, generale Villani, ordina al 75° fanteria della brigata Napoli di occupare la linea tra il passo di Zagradan e Bukova-Jeza, dove erano già arrivati i tedeschi. L'aspra lotta durò sino alle 17 del 25. Intanto, la brigata Firenze deve riprendere la linea del Monte Piatto. "Ufficiali della Brigata Napoli, 75° reggimento, che si trovavano verso Monte Piatto videro al mattino del 25 i battaglioni della brigata Firenze, che salivano a plotoni affiancati l'erta ripida verso la cima del Podklabuk.... L'artiglieria nemica rivolse il tiro contro di essi. Si videro i plotoni colpiti scomporsi, ricomporsi subito e ritentare la salita; ed i fanti della brigata Firenze salivano sempre più in alto, mentre vuoti continui si osservavano nelle loro file ".(5) Il battaglione Val d'Adige, difese lo Jeza per quasi tutta la notte; dopo si unì ai resti della 19° divisione, diretta a Clabuzzaro. Diario del LI C.d'A. tedesco: "Gli Italiani difesero lo Jeza con straordinario valore" .

Il generale Villani. Clabuzzaro.II comandante del VII Corpo d'A. accoglie i resti della 19a. Villani nel suo diario scrive: "Le truppe hanno compiuto il loro dovere". Anch'egli l'aveva compiuto, ma il Comando l'aveva lasciato solo né l'aveva saputo o voluto apprezzare. Villani e i suoi soldati difenderanno la zona Rochin-Lombai, a nord di Peternel sino al pomeriggio del 26. Villani si uccise il giorno dopo a San Leonardo.(6)

Il Gruppo Scotti. Obiettivo: prendere prima il Krad e poi il Globocak, per aprire la strada al generale austriaco Svetozar Boroevic von Boina, comandante la V Armata o Isonzoarmee, ISA. A difesa del Krad il X gruppo alpini, due battaglioni in linea e uno di riserva, 600 m. vuoti tra i due reparti. Il nemico non si avvide che la strada per l'Isonzo era libera e per questo non scese da Selo a Canale.

24 ottobre - XXVII Corpo d'Armata. Il Comando ha sede nel villaggio di Cosi. Per l'intera giornata fu assente dalla prima linea: non coordinò le operazioni, ma addirittura ritenne che il Globocak fosse in mano nemica, quando invece era ancora nostro alla mezzanotte del 24. Il comandante del XXVII Corpo, generale Pietro Badoglio, aveva ordinato al colonnello Cannoniere, comandante l'artiglieria di corpo, di non aprire il fuoco se non dietro suo personale ordine. Questo non fu mai dato. (7)

VII Corpo d'Armata. Ha sede a Praponitza. E' schierato con intento difensivo in seconda linea per 8 km di fronte.

h. 12. Caduta Selisce, il Monte Matajur è isolato.

Attacco a sud di Tolmino. h. 8-9. La II armata austriaca investe il settore tra Tolmino e la Bainsizza, tenuto da 3 div. del XXVI e due dal XXIV, schierate sui Lom di Tolmino. Dopo qualche successo iniziale, il nemico, verso mezzogiorno, venne respinto sulle posizioni di partenza lasciando in mani italiane "alcune centinaia di prigionieri".

h. 22-24. Il XXIV contrattaccò con tale violenza, sostenuto dal concentramento di artiglieria, che il nemico pensò ad una controffensiva in quel settore. Nello stesso tempo: "le colonne dei fuggiaschi del XXVII Corpo andavano ingrossando sulle strade delle due rive del fiume, e portavano notizie esageratamente disastrose". (8)

24 ottobre h. 24. Situazione. La prima giornata è finita. Dallo squarcio apertosi da Tolmino a Saga, l'invasione sembrava, inarrestabile. Nei due vuoti marciavano a nord il gruppo Krauss e a sud la 12' slesiana. ciò poneva in grave pericolo lo schieramento italiano sul basso Isonzo, che restava l'unica via di ritirata eventuale.

Possibili vie d'invasione.

A) A nord, valle Resia e Uccea;

B) la stretta di Stupizza.

Notte. Messe in allarme, le riserve della II Armata rinforzano il Globocack e chiudono la via per l'Isonzo.

La XIV annata austro-tedesca si ferma davanti alla Bainsizza. Il mare è un miraggio e tale resterà.

Consideriamo. "Il Comando Supremo alle h. 12 del 24... temeva che l'attacco fosse diretto contro la III Armata ...... Questa fibrillazione derivava soprattutto dall'abitudine burocratica di "alcuni suoi uffici [della II Armata n.d.r.] pacifici e lontani moralmente dalla guerra"; ne nasce, alle 21,15 del 24, l'ordine di resistenza che il Comando Supremo invia a tutte le annate, "Come se l'azione nemica stesse per cominciare; quasi contemporaneamente un altro ufficio ordinava la ritirata delle truppe della Bainsizza sulla linea di resistenza ad oltranza". Intelligenza tattica, spirito di iniziativa, resistenza fisica, intuizioni dei comandanti e - specialmente - il valore delle truppe, misero un punto fermo agli errori del Comando Supremo e di quello d'Armata.

25 ottobre. Decisioni e movimenti. La II Armata si ritira lungo la linea Montemaggiore - Monte Santo, che è la terza di quelle indicate dal Comando Supremo alle 23 del 24 ottobre. Il movimento si concluse il 26.

h. 15. Capello ordina a Caviglia di ripiegare sulla destra dell'Isonzo nel tratto Globocak - Ronzina. Era necessario, una volta assicurata la Bainsizza?

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