Sartorio. Movimento di truppe nell'estuario |
"L'attività delle artiglierie, normale nella zona
montuosa, si mantenne ieri più viva nella zona ad oriente di Gorizia e sul
Carso, dove i nostri tiri fecero esplodere un deposito di munizioni
dell'avversario. CADORNA".
Il 1917 si apre così su tutti i giornali
italiani. Come ogni mattina, il V gennaio i quotidiani pubblicano in prima
pagina il bollettino ufficiale del Comando Supremo, firmato dal generale.
Ormai da tre anni la stampa è impegnata a seguire gli eventi
bellici su tutti i fronti e dall'ingresso dell'Italia nel conflitto deve e fare
i conti cori l'Ufficio Stampa del Comando Supremo, vale a dire con la censura,
che spesso interviene con tagli e soppressioni quando i giornali sono già in
macchina, costringendo le tipografie a scalpellare dalle matrici i testi non
autorizzati e obbligando i giornali ad uscire con intere colonne bianche.
A leggere quei giornali (o spesso a farseli leggere, data
l'altissima percentuale di analfabeti) sono milioni di italiani. All'inizio dei
conflitto nel Paese si vendono 5 milioni di copie al giorno, ma negli anni
della guerra la diffusione è andata ancora aumentando, anche grazie alle
migliaia di copie distribuite direttamente al fronte, dove i soldati vogliono
avere notizie su come procedono le operazioni.
Il primo giorno dell'anno presenta un quadro complessivo
relativamente tranquillo. Il Resto del Carlino, ad esempio, parla di “Situazionestazionaria
su tutti i fronti”, ma segnala l'affondamento di una corazzata francese e
propone ai lettori "Le prime impressioni sul nuovo imperatore
d'Austria", segnalando la diffidenza registrata in Austria e in Ungheria
fra gli elementi l'estremi, radicali" e vicini alla massoneria per un
sovrano formato in ambienti conservatori. Francesco Giuseppe era morto da un
mese (il 21 novembre 1916) e sul trono era salito il pronipote Carlo I, sulla
cui figura si concentravano le attenzioni degli osservatori internazionali,
anche, ovviamente, per cercare di capire il suo atteggiamento nei confronti
della guerra.
Il 1917 infatti è l'anno della battaglia della Bainsizza e
di Caporetto, ma è anche l'anno di grandi eventi internazionali che
proietteranno le loro conseguenze su tutto il secolo: è l'anno della
successione sul trono degli Asburgo, della Rivoluzione Russa e dell'intervento
degli Usa nel conflitto. Per la prima volta gli Stati Uniti decidono di uscire
dal loro splendido isolamento e si affacciano sul teatro mondiale come grande
potenza. E proprio a Russia e Usa sono riservate le attenzioni dei quotidiani
nei primi mesi dell'anno. La sollevazione popolare di Pietrogrado, di fatto
ignorata dai giornali italiani, approda improvvisamente sulle prime pagine a
metà marzo. Il 17 il Corriere annuncia a tutta pagina "L'insurrezione
russa per la libertà e per la guerra", rilevando che "L'esercito e i
suoi capi si uniscono ai liberali". L'indomani tutte le prime pagine sono
occupate dalla notizia dell'abdicazione dello Zar. Il Corriere scrive che
"Nicola Il rinunzia al trono anche per il figlio, benedicendo il fratello
erede", con una scelta che nel fondo di prima pagina viene definita
"Il magnanimo gesto". Lo stesso giorno il Carlino annuncia le
dimissioni e spiega che "un movimento politico iniziato a Pietrogrado si
estende a Mosca e alla Russia meridionale". Un movimento di cui – si legge
nel fondo- "si era avuto qualche incerto sentore non controllato da
nessuna notizia ufficiale".
Da quel momento la preoccupazione fondamentale è scoprire le
intenzioni dei nuovo governo sul proseguimento o meno della guerra e quando, il
19 agosto, il generale Kornitov lascia Riga ai Tedeschi per puntare su
Pietrogrado e tentare la controrivoluzione, il timore che i Tedeschi,
alleggeriti dalla chiusura del fronte russo, possano dirottare forze verso
occidente, è chiaramente visibile.
A compensare queste preoccupazioni arrivano le notizie
dall'America. Il 4 aprile il Corriere annuncia che "Wilson chiede al
Congresso di dichiarare lo stato di guerra con la Germania " e il 7,
dopo il voto della Camera dei rappresentanti, arriva la formalizzazione
dell'entrata in guerra degli Usa. Per la prima volta sui giornali si parla di
guerra mondiale, anche perché, per qualche tempo, i quotidiani riservano grande
attenzione anche alla posizione del Brasile, a un passo dalla rottura
diplomatica con la Germania.
Sono i giorni dei grande entusiasmo per l'allargamento
dell'alleanza, ma anche della conferma del valore "morale" del
conflitto che (lo ribadiscono fondi e commenti di tutti i quotidiani) vede lo
scontro fra i paladini della libertà e della democrazia e le forze reazionarie
e oscurantiste degli Imperi centrali. E in questa chiave qualcuno vuole leggere
anche gli avvenimenti russi: la caduta dello Zar consente di inserire anche la Russia fra i Paesi
democratici in lotta contro l'assolutismo tedesco e austriaco.
Sul fronte (il termine usato spesso dai giornali è però la
fronte, italiano ovviamente si concentra il massimo delle attenzioni di tutta
la stampa nazionale. Il 25 maggio, all'indomani del secondo anniversario
dell'entrata in guerra, tutti i giornali riempiono le prime pagine con le
notizie della trionfale avanzata sul Carso. Le linee austriache sfondate dalla III
Armata sul Carso, da Castagnevizza al mare". E nell'articolo del Corriere
si parla dei 9000 nemici, fra cui 300 ufficiali, fatti prigionieri e si
sottolinea la partecipazione di "300 velivoli italiani alla battaglia”: il
neologismo dannunziano si è ormai affermato nell'uso comune.
E di nuovo si tornano ad annunciare grandi vittorie in
agosto. L'avanzata della Bainsizza, iniziata il 17, approda sui giornali
soltanto il 20, quando si comincia a parlare di "Formidabile offensiva
iniziata su tutto il fronte dal Monte Nero al mare". Il 21 il Corriere annuncia
a tutta pagina: “Attacco in massa delle fanterie italiane appoggiate da 208
aeroplani” e parla di 7600 prigionieri. L'indomani il titolo di prima pagina
Precisa che "Quasi tutto l'altipiano di Bainsizza è conquistato:
l'avanzata raggiunge i 9 km .
I prigionieri saliti a 23.600". E i bollettini ufficiali, firmati Cadorna,
forniscono quotidianamente i dettagli dei successi ottenuti. Sono i giorni
della gloria e della speranza che la vittoria sia più vicina. Ma non è così.
Il 24 ottobre gli austro-tedeschi sfondano il fronte fra
Tolmino e Plezzo e già quella mattina sui giornali si possono leggere i primi
segnali di pericolo (il Corriere in prima pagina scrive: "I tedeschi
compaiono sulla fronte italiana") Il 26 li titolo di apertura dei
quotidiano (L'inizio dell'offensiva austro tedesca") lascia appena intuire
cosa sta succedendo e il giorno dopo si passa a "La violenza dell'offensiva
austro-tedesca”.La notizia dello sfondamento arriva il 30:---Lo bocco austro tedesco
nella pianura rallentato dalla resistenza delle truppe italiane".
Bisognerà aspettare il 2 gennaio del '18 per poter leggere:”Il nemico
ricacciato sulla riva sinistra del Piave". Ma nessun corrispondente ha
potuto seguire direttamente i giorni della ritirata. Fin dai primi momenti del
cedimento del fronte i giornalisti sono stati bloccati, allontanati dalla zona
delle operazioni, raggruppati e sorvegliati a Udine prima e a Padova poi,
all'Hotel del Corso, dove possono lavorare soltanto su notizie parziali e
bollettini ufficiali.
L'anno si chiude con le cronache del Natale in trincea, fra
resistenza e contrattacchi, e con le "Voci della riscossa", affidate
dal Corriere alle nuove reclute: i Ragazzi del '99.
Giorgio Guaiti
Giornalista e scrittore, Milano
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