lunedì 11 aprile 2016

La Stampa scopre la Guerra Mondiale, dopo l'entrata nel conflitto

Sartorio. Movimento di truppe nell'estuario
"L'attività delle artiglierie, normale nella zona montuosa, si mantenne ieri più viva nella zona ad oriente di Gorizia e sul Carso, dove i nostri tiri fecero esplodere un deposito di munizioni dell'avversario. CADORNA". 
Il 1917 si apre così su tutti i giornali italiani. Come ogni mattina, il V gennaio i quotidiani pubblicano in prima pagina il bollettino ufficiale del Comando Supremo, firmato dal generale.

Ormai da tre anni la stampa è impegnata a seguire gli eventi bellici su tutti i fronti e dall'ingresso dell'Italia nel conflitto deve e fare i conti cori l'Ufficio Stampa del Comando Supremo, vale a dire con la censura, che spesso interviene con tagli e soppressioni quando i giornali sono già in macchina, costringendo le tipografie a scalpellare dalle matrici i testi non autorizzati e obbligando i giornali ad uscire con intere colonne bianche.

A leggere quei giornali (o spesso a farseli leggere, data l'altissima percentuale di analfabeti) sono milioni di italiani. All'inizio dei conflitto nel Paese si vendono 5 milioni di copie al giorno, ma negli anni della guerra la diffusione è andata ancora aumentando, anche grazie alle migliaia di copie distribuite direttamente al fronte, dove i soldati vogliono avere notizie su come procedono le operazioni.

Il primo giorno dell'anno presenta un quadro complessivo relativamente tranquillo. Il Resto del Carlino, ad esempio, parla di “Situazionestazionaria su tutti i fronti”, ma segnala l'affondamento di una corazzata francese e propone ai lettori "Le prime impressioni sul nuovo imperatore d'Austria", segnalando la diffidenza registrata in Austria e in Ungheria fra gli elementi l'estremi, radicali" e vicini alla massoneria per un sovrano formato in ambienti conservatori. Francesco Giuseppe era morto da un mese (il 21 novembre 1916) e sul trono era salito il pronipote Carlo I, sulla cui figura si concentravano le attenzioni degli osservatori internazionali, anche, ovviamente, per cercare di capire il suo atteggiamento nei confronti della guerra.

Il 1917 infatti è l'anno della battaglia della Bainsizza e di Caporetto, ma è anche l'anno di grandi eventi internazionali che proietteranno le loro conseguenze su tutto il secolo: è l'anno della successione sul trono degli Asburgo, della Rivoluzione Russa e dell'intervento degli Usa nel conflitto. Per la prima volta gli Stati Uniti decidono di uscire dal loro splendido isolamento e si affacciano sul teatro mondiale come grande potenza. E proprio a Russia e Usa sono riservate le attenzioni dei quotidiani nei primi mesi dell'anno. La sollevazione popolare di Pietrogrado, di fatto ignorata dai giornali italiani, approda improvvisamente sulle prime pagine a metà marzo. Il 17 il Corriere annuncia a tutta pagina "L'insurrezione russa per la libertà e per la guerra", rilevando che "L'esercito e i suoi capi si uniscono ai liberali". L'indomani tutte le prime pagine sono occupate dalla notizia dell'abdicazione dello Zar. Il Corriere scrive che "Nicola Il rinunzia al trono anche per il figlio, benedicendo il fratello erede", con una scelta che nel fondo di prima pagina viene definita "Il magnanimo gesto". Lo stesso giorno il Carlino annuncia le dimissioni e spiega che "un movimento politico iniziato a Pietrogrado si estende a Mosca e alla Russia meridionale". Un movimento di cui – si legge nel fondo- "si era avuto qualche incerto sentore non controllato da nessuna notizia ufficiale".

Da quel momento la preoccupazione fondamentale è scoprire le intenzioni dei nuovo governo sul proseguimento o meno della guerra e quando, il 19 agosto, il generale Kornitov lascia Riga ai Tedeschi per puntare su Pietrogrado e tentare la controrivoluzione, il timore che i Tedeschi, alleggeriti dalla chiusura del fronte russo, possano dirottare forze verso occidente, è chiaramente visibile.

A compensare queste preoccupazioni arrivano le notizie dall'America. Il 4 aprile il Corriere annuncia che "Wilson chiede al Congresso di dichiarare lo stato di guerra con la Germania" e il 7, dopo il voto della Camera dei rappresentanti, arriva la formalizzazione dell'entrata in guerra degli Usa. Per la prima volta sui giornali si parla di guerra mondiale, anche perché, per qualche tempo, i quotidiani riservano grande attenzione anche alla posizione del Brasile, a un passo dalla rottura diplomatica con la Germania. Sono i giorni dei grande entusiasmo per l'allargamento dell'alleanza, ma anche della conferma del valore "morale" del conflitto che (lo ribadiscono fondi e commenti di tutti i quotidiani) vede lo scontro fra i paladini della libertà e della democrazia e le forze reazionarie e oscurantiste degli Imperi centrali. E in questa chiave qualcuno vuole leggere anche gli avvenimenti russi: la caduta dello Zar consente di inserire anche la Russia fra i Paesi democratici in lotta contro l'assolutismo tedesco e austriaco.

Sul fronte (il termine usato spesso dai giornali è però la fronte, italiano ovviamente si concentra il massimo delle attenzioni di tutta la stampa nazionale. Il 25 maggio, all'indomani del secondo anniversario dell'entrata in guerra, tutti i giornali riempiono le prime pagine con le notizie della trionfale avanzata sul Carso. Le linee austriache sfondate dalla III Armata sul Carso, da Castagnevizza al mare". E nell'articolo del Corriere si parla dei 9000 nemici, fra cui 300 ufficiali, fatti prigionieri e si sottolinea la partecipazione di "300 velivoli italiani alla battaglia”: il neologismo dannunziano si è ormai affermato nell'uso comune.

E di nuovo si tornano ad annunciare grandi vittorie in agosto. L'avanzata della Bainsizza, iniziata il 17, approda sui giornali soltanto il 20, quando si comincia a parlare di "Formidabile offensiva iniziata su tutto il fronte dal Monte Nero al mare". Il 21 il Corriere annuncia a tutta pagina: “Attacco in massa delle fanterie italiane appoggiate da 208 aeroplani” e parla di 7600 prigionieri. L'indomani il titolo di prima pagina Precisa che "Quasi tutto l'altipiano di Bainsizza è conquistato: l'avanzata raggiunge i 9 km. I prigionieri saliti a 23.600". E i bollettini ufficiali, firmati Cadorna, forniscono quotidianamente i dettagli dei successi ottenuti. Sono i giorni della gloria e della speranza che la vittoria sia più vicina. Ma non è così.

Il 24 ottobre gli austro-tedeschi sfondano il fronte fra Tolmino e Plezzo e già quella mattina sui giornali si possono leggere i primi segnali di pericolo (il Corriere in prima pagina scrive: "I tedeschi compaiono sulla fronte italiana") Il 26 li titolo di apertura dei quotidiano (L'inizio dell'offensiva austro tedesca") lascia appena intuire cosa sta succedendo e il giorno dopo si passa a "La violenza dell'offensiva austro-tedesca”.La notizia dello sfondamento arriva il 30:---Lo bocco austro tedesco nella pianura rallentato dalla resistenza delle truppe italiane". Bisognerà aspettare il 2 gennaio del '18 per poter leggere:”Il nemico ricacciato sulla riva sinistra del Piave". Ma nessun corrispondente ha potuto seguire direttamente i giorni della ritirata. Fin dai primi momenti del cedimento del fronte i giornalisti sono stati bloccati, allontanati dalla zona delle operazioni, raggruppati e sorvegliati a Udine prima e a Padova poi, all'Hotel del Corso, dove possono lavorare soltanto su notizie parziali e bollettini ufficiali.

L'anno si chiude con le cronache del Natale in trincea, fra resistenza e contrattacchi, e con le "Voci della riscossa", affidate dal Corriere alle nuove reclute: i Ragazzi del '99. 
Giorgio Guaiti

Giornalista e scrittore, Milano

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