Alla
vigilia dell'entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria nella primavera del
1915, tra i due stati correva un confine terrestre di oltre 600 km, tra il
giogo dello Stelvio e la Laguna di Marano, la cui linea appariva alquanto
articolata, attestata com’era lungo valli e dorsali montuose, e considerando
che In linea d’aria essa scendeva, tra il Lago di Garda e II Golfo di Trieste,
a circa 300 km.
Topograficamente,
dallo Stelvio al Lago di Garda, il confine si snodava lungo i rilievi delle
Alpi e delle Prealpi Rètiche (con il Tonale e l’Adamello) scendendo poi nelle
Valli Giudicarie a lambire il Lago d’Idro e attraversando il Garda nella sua
estremità settentrionale. Dalla riva gardesana orientale il confine risaliva quindi
al crinale del Monte Baldo per ridiscendere nella Val Lagarina superando
l’Adige e risalendo sulla sommità dei Lessini. Da qui dopo aver attraversato il
massiccio calcareo del Pasubio e contornato l’altopiano di Asiago, scendeva in
Valsugana per risalire, attraverso le Prealpi Bellunesi fino alla Marmolada nel
cuore delle Dolomiti.
Proprio
sul ghiacciaio della Marmolada correva la linea divisoria tra Italia e Austria.
Quindi, aggirando a sud la conca di Cortina d’Ampezzo si inerpicava lungo le
tre Cime di Lavaredo per scendere poi al Passo di Monte Croce di Comèlico e
proseguire poi lungo il crinale delle Alpi Càrniche e scendere a Pontebba, tagliare
la Val Canale e risalire al Jóf di Montàsio. Quindi, zigzagando attraverso le
Prealpi Friulane e tenendosi sempre sulla destra della valle dell’Isonzo, il
confine arrivava all’Adriatico attraverso la pianura friulana fino a Palmanova
e alla Laguna di Marano.
Visto
dalla parte italiana questo andamento della linea di confine appariva in un
certo senso alquanto sfavorevole, considerata l’asperità delle condizioni
topografiche e, più in generale, ambientali.
Dal
1866 numerosi forti erano stati costruiti dall’Austria oltre il passo del
Tonale, mentre in Val Camonica, poco a nord di Ponte di Legno era posizionato
l’unico forte italiano, il Corno d'Aula.
In
territorio austriaco, a sud di Trento, si distingueva il complesso di fortificazioni disseminate
sugli altopiani di Lavarone (tra i 1200 e i 1400 metri) e del Pasubio (tra i
1600 e i 1800 metri) ubicati tra le valli dell’Adige e dell’Astico.
Sull’altopiano di Lavarone erano dislocati ben sette forti, dalla Cima di
Vezzena (1908 m) alla località di Serrada (1250 m sull’altopiano di Folgaria)
ancora oggi inframmezzati da numerosi resti di trinceramenti. La più importante
di queste strutture era senza dubbio il forte Belvedere (1177 m) costruito a
guardia della sottostante Val d’Astico e del vicino altopiano di Asiago. Ai
limiti di quest’ultimo (noto anche come altopiano dei Sette Comuni), in
territorio italiano, vennero costruite, già in previsione del conflitto, ben
quattro fortezze, le principali delle quali erano rappresentate dal Forte
Verena (sulla cima del monte omonimo a 2015 m di quota), incombente sulla Val d’Assa
ad est, e dal Forte Campolongo, anch’esso sulla cima dell’omonima montagna
(1720 m) e dominante il versante orientale della valle dell’Astico. Essi si contrapposero
egregiamente ai tre forti austriaci di Verle, Spitz di Vezzena e Luserna,
situati a quote più basse.
Ai
limiti dell’altopiano di Asiago erano state costruite altre due fortificazioni:
il forte Corbin, sul versante orientale della Val d’Astico a breve distanza dal
M. Cengio, e il forte User sulla cima del monte omonimo (1633 m). Quest’ultimo
a sua volta può considerarsi parte di un complesso sistema difensivo, situato
alla confluenza nella Brenta del fiume Cismòn, con numerose strutture
fortificate (Cima di Campo, Tombiòn, Còvolo S. Antonio, Cima di Lan, Tagliate
delle Scale e delle Fontanelle), generalmente noto come Forti Brenta-Cismòn.
Esso aveva anche lo scopo di sbarrare l’accesso al sottostante massiccio del
Grappa (1775 m), trasformato in una vera e propria fortezza naturale, che
rimase saldamente in mano italiana anche dopo la disastrosa ritirata di
Caporetto.
Nella
bassa pianura friulana sono da segnalare le
piazzeforti di Latisana (con i forti di Precenicco e di Rivarotta lungo
il fiume Stella e poco a nord della laguna di Marano) e di Codròipo, a sud
ovest di Udine (con i forti di Beano, Rivalta e Sedigliano). Molto più a nord,
allo sbocco del Tagliamento nell’alta pianura friulana, dalla Testa di Ponte di
Pinzano dipendevano i forti di Ragogna, di Fagagna, di Col Roncone e di Monte
Lanza. Ancora più a nord ecco infine i forti del Ridotto Carnico, con Osoppo
sul largo e piatto fondovalle del Tagliamento, quindi poco più su il forte di
Ospedaletto, il forte di Monte Festa presso Cavazzo Carnico e quello di
Chiusaforte nel Canale del Ferro percorso dal fiume Fella principale affluente
del Tagliamento.
Lamberto
Laureti
Già
docente all’Università di Pavia
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