di Michele D'Elia
Cronaca di una battaglia manovrata
19
agosto. Giorno N (N = giorno di inizio dell'attacco)
17
agosto. Giorno N meno due, inizia l'intervento dell'artiglieria; lo stesso 17
il Comandante del XXIV stabilisce il proprio quartier generale sul Monte Kalì,
che per posizione topografica favorevole, gli consente di osservare “tutto il
terreno della battaglia del XXIV Corpo d’Armata e dei due Corpi d'Armata
laterali, tra il Lom di Tolmino e il Vodice ... senza creare sopraccapi per chi
ha la più grave di tutte le responsabilità qual è quella di condurre una
brigata, un reggimento od un battaglione all'attacco”. (pag. 79)
Pomeriggio
e sera. Ammassamento delle fanterie nei settori d'attacco.
18
agosto. Ore 6-40. Tutte le batterie aprono contemporaneamente il fuoco.
Divagazione
politica. I1 tenente Ardengo Soffici, finito il bombardamento, è meravigliato
da una singolare novità: la visita del ministro Bissolati al Comando di
battaglione. “A mezzogiorno mentre eravamo tutti riuniti a mensa,... è capitato
Improvvisamente
il Ministro Bissolati ... A desinar finito, il maggiore Casati si alza e saluta e, ringrazia brevemente l'ospite
a nome suo e nostro. Bissolati risponde... e le sue parole... commuovono".(3)
I soldati si affollano intorno al ministro, ma non è visitando i Comandi
all'ora della mensa che il Soldato possa sentirsi più amato e capito dai
politici. Nota Soffici:---... Questo buon Bissolati è un vecchio. Come tutti i
suoi
pari.... egli crede che le belle parole dell'eloquenza parlamentare... possono
soddisfare della gente alla quale si domanda e ridomanda la vita... il
soldato...Fa a quello che ... Per una
specie di pudore, detesta l'esibizione dei suoi atti... anche il caro amico di
Casati e mio, Giovanni Amendola, che è capitano, è salito fra noi e per lo
stesso fine che Bissolati; ma con quale altro spirito, incontro e successo”. Il
capitano Botti riassume in un verso la maniera di farsi amare dal soldato.
Pidocchi condividerne e fatiche".
Soffici,
sempre il 18 agosto: “ L’ordine è venuto di partire domattina per l'avanzata.
Ridiscenderemo nella valle del Rohot e di lì inizieremo l'attacco per la
conquista della quota 652 del monte Kobilek". (pagg. 114-119)
18
agosto mattina. I Pontieri: “E noi getteremo i ponti".
Gittare
i ponti sarà, insieme, fulcro e conclusione della manovra iniziale: o passiamo
sulla riva opposta o l'attacco fallisce. Tutto dipende dai pontieri. Dell'operazione
è incaricato il 4° battaglione pontieri, 5° 8° e 14° compagnia; a ciascuna è aggregata
una compagnia ausiliaria. Gli uomini erano esperti barcaioli, le cui tradizioni
e la cui tecnica risalivano almeno al 1500. Essi avevano già trasportato i
pesanti barconi dalle mulattiere sino alla riva del fiume durante la notte e li
avevano nascosti dietro le case diroccate negli scontri precedenti: ma avevano
anche escogitata la tecnica per "... arrestare le mine galleggianti che il
nemico poteva abbandonare alla deriva nel fiume a Tolmino ". (Caviglia
pag. 73)
I
barcaioli del Po, dell'Adige, del Ticino, dell'Adda, qualcuno dell'Arno, del
Tevere e della Liguria, avrebbero anche potuto pensare di non farcela. E’
umano. Il Comandante del XXIV, intuitone lo stato d'animo, li incontra e dice
loro: "Voi tutti siete barcaiuoli di padre in figlio da decine di
generazioni. Duemila annifa i vostri avi più remoti erano barcaiuoli come voi,
negli stessi luoghi dove siete nati, e Giulio Cesare li portò con sé nelle
Gallie per gettare i ponti sul Reno. Poté così conquistare la Germania , e portarvi la
civiltà latina.
E
quando Napoleone, cent'anni or sono, passò il Danubio all'isola di Lodau, portò
con sé i pontieri della Padana: erano quelli i vostri bisnonni. Nella storia
sono questi i due passaggi di fiumi più memorabili, e furono i vostri avi che
li prepararono gettando i ponti agli eserciti vincitori.
Non
saprete voi gettare i ponti sull'Isonzo?
Io
so cosa vi preoccupa. Voi vedete gli Austriaci a cinquanta a cento metri di
distanza che sorvegliano il fiume, e vi pare impossibile che vi lascino gettare
le barche in acqua, ancorarle, e compiere tutte le altre operazioni per le
quali occorre almeno un'ora. Ma io ho buone batterie di bombarde e di cannoni e
molte mitragliatrici, ed intanto che voi gettate i ponti, farò stare gli Austriaci
con la testa bassa, nascosti, così che non oseranno neppure guardare quando voi
getterete i ponti.
«E
noi getteremo i ponti», essi risposero. (pag. 74)
Molte
regioni, ma un solo popolo ed una sola lingua. (4) Questo è il Regio Esercito.
Ore
22. Inizia il gittamento dei ponti.
19
agosto, ore 2 del mattino. La 47° divisione conclude il gittamento dei ponti: A
- sul Loga; - Aiba; C - Bodrez. Seguiranno D - Canale; E - Morsko; F - Anhovo.
Relazione
ufficiale austriaca.
Il
nemico vive così il veloce forzamento dell'Isonzo: “19 agosto. Grazie ad una
preparazione molto accurata, gli italiani riuscirono a superare l'Isonzo,
costituente un notevole ostacolo di fronte le posizioni dei difensori, e dopo,
con relativa rapidità travolti i posti di guardia, produssero ben presto una
situazione critica per la difesa ". (cit. in Paolo Antolini,
http://memoriadibologna.it-battaglia dell'Isonzo). Il ponte A viene ceduto al
XXVII Corpo.
19
agosto. Alba. Le brigate della 47° sono tutte sull'altra riva. (pag. 82)
Più
difficile la situazione della 60° a sud, nel settore dì Anhovo: qui viene
gettato solo il ponte F e costruite soltanto due passerelle. Obbiettivo:
prendere quota 747. Caviglia è preoccupato dal sorgere del sole: perché il
nemico avrebbe inquadrato i ponti.
Ore
4,30. Caviglia dal Monte Kalì sveglia il Comando dell'artiglieria, che
intensifica il bombardamento e copre i battaglioni della 60°.
Prime
ore del mattino. Situazione 1, La 47°
procede verso Fratta-Semmer, la 66° resta inchiodata sulla riva. Pomeriggio. La
47° raggiunge la cresta Fratta-Semmer, verso l'Ossoinka; manovra incompleta,
perché manca l'altro braccio della tenaglia.
L'Artiglieria.
In sintonia con i fanti piazza due sezioni da montagna della 47" sui
costoni di Loga e Bodrez; e due batterie sul Fratta e sul Semmer. (pag. 83)
Situazione,
2. a ) la
60° bloccata davanti all'abitato di Canale: b) le mitragliatrici nemiche, dalle
rovine del centro abitato, impediscono il gittamento del nuovo ponte; e) la
colonna centrale della 60°, due battaglioni del 257° reggimento di fanteria,
attraversata la passerella n 2, ripara alla meglio sulla riva a sinistra, e
resta isolata per la distruzione della passerella. (pag. 84). Così anche per il
2° battaglione, oltre la passerella n.° 3; e per gli altri due, che avevano
superato il ponte di Plava. Anche la 3° divisione del Il Corpo è bloccata.
Rischio:
essere ributtati in acqua.
Manovra.
Per Caviglia unica via d'uscita è ... aggirare Canale ed attaccarlo a monte con
due battaglioni di bersaglieri della l° brigata ". (pag. 84) Fara attua la
manovra. La fantasia del fuori programma, in un combattimento statico,
sorprende il nemico: non può contrattaccare dal monte per il tiro della nostra
artiglieria né può utilizzare la propria, per non colpire le sue stesse truppe.
Prime
ore della sera. Canale è presa. (pag. 85)
Schematismi.
L'impiego delle truppe negli eserciti dell'epoca, specialmente sul fronte
alpino, rispondeva a disegni rigidi, la vittoria arrideva, anche nei piccoli
scontri, solo a chi manovrava la fanteria, spezzandoli. In grande scala questo
avrebbero fatto gli austro-tedeschi a Caporetto.
Notte
tra il 19 e il 20. Stallo. Vengono gettati i ponti D a Canale ed E a Morsko. Il
fuoco di sbarramento impediva l'avanzata della 60° . Nondimeno, il 6° reggimento
bersaglieri scendeva da Cambresco sulla sinistra dell'Isonzo, si collegava con
il 262° fanteria, mentre il II era ancora bloccato dalla resistenza nemica.
Il
XXVII Corpo è ancora in difficoltà, per questo il XXIV gli cede anche il ponte
B.
Chi
impedì a Caviglia di procedere da solo come aveva progettato?
Scrive
il Generale: ”Si può affermare che nell'azione del XXIV - Corpo d'Armata si
compendia la parte interessante di tutta la battaglia ed è bene di compendiarla
cosi. Perciò la battaglia prese per noi il nome della Bainsizza, mentre i
nostri nemici la chiamarono la II
battaglia dell'Isonzo... Contribuì alla vittoria pure il XXVII Corpo d'Armata (
Vanzo fino al 22 agosto, poi Badoglio)...
Il
II Corpo (Badoglio fino al 22 agosto poi Montuori) trasse profitto dalla caduta
delle linee austriache – che esso invano attaccava di fronte – provocata dall'aggiramento
operato dal
XXIV
Corpo." (110) Caviglia non risparmia motivate critiche ai colleghi e nota
che Cadorna proprio nella fase iniziale della battaglia, con decisioni repentine
rimuove e. sostituisce o sposta da un Corpo d'Armata all'altro alcuni
comandanti Questa specie di balletto, si svolge in piena battaglia e ne incrina
gli effetti; si legga anche A. Gatti.`(5)
20
agosto. Mattina. Situazione poco allegra. Il XXIV è schierato a gradoni con la
47 sull'avvallamento del Vrh; la 60
a destra non riesce a passare i ponti di Canale e
Morsko.
Per
sciogliere il nodo, Caviglia segue un suo personale progetto, noto a Capello,
così scandito: I. far pro cedere la
sinistra dello schieramento verso l'Ossoinca; 2. aggirare i'Osce drik: 3.
prendere la conca del Vrh (monte) e da qui aggirare lo Jelenik e tutta la
difesa austriaca. organizzata -
di
fronte al Il Corpo d'Armata. (pag. 86-87)
20
agosto. Sera. Su e giù, giù e su
L'ala
sinistra della 47° è isolata, ma la l' brigata bersaglieri raggiunge la conca
del Vrh, tra i monti Semmer e Kuk; la sera stessa il 262° reggimento della
brigata Elba raggiunge i ponti di Loga. La 60°, anche se con quasi 24 ore di
ritardo, fa passare tre battaglioni a Canale, aggira Morsko e si attesta a 400-500 metri di altezza,
ripulendo la riva sinistra dai nidi di mitragliatrici. Lo scatto successivo
prevede l'avanzata dal fondo della Valle Judrio alla cresta. tra i fiumi Judrio
e Isonzo e quindi la ridiscesa all'Isonzo e la risalita sulla linea
Fratta-Semmer-Kuk-Jelenik.
Fine
giornata.
Il
XXVII Corpo progredisce poco; il II è bloccato; il XXIV deve ancora prendere
quota 747, cioè il monte Jelenik, come insiste Badoglio.
Notte
tra il 20 e 21 agosto. Anche il resto della 60° passa sulla sinistra
dell'Isonzo, meno due battaglioni della brigata Tortona, ritirati perché
decimati.
21
agosto. Ore 7,30. Questo è il quadro: la 47° sull'orlo della conca di Vrh, linee
Semmer-Fratta, dispone della ° e 5° brigata bersaglieri, dei battaglioni alpini
Tonale e Pasubio e della brigata Elba. La III Brigata
Bersaglieri parte all'attacco e raggiunge quota 716. Contemporaneamente la I Brigata parte dal
Semmer, attraversa la Conca
di Vrh e si attesta sulle propaggini generali del monte.
Ore
14. Avanti - Fermi -Avanti ... La 60° avanza. Il 258° e un battaglione dei 257°
brigata Tortona, occupano il Kuk, quota 711. Il 159° della Milano, procede
verso lo Jenelik, quota 747. Né il 166° della 60° davanti a Lastivinsca né il II
Corpo possono procedere, se il XXIV non avrà occupato lo Jenelik. Il nemico
reagisce ostinato.
Sera.
Finalmente a Cambresco arriva la brigata Grosseto, 237° e 238° autotrasportati,
una rarità. Però anche queste truppe devono arrestarsi.
Notte.
Passato l'Isonzo, i primi pezzi da campagna vengono trainati a braccia lungo la
mulattiera Canale-Vrh. Il II Corpo è ancora bloccato e chiede insistentemente
al XXIV di attaccare lo Jelenik a quota 747 a sud del monte. (pag. 92) Valle
dell'Avscek: Capello ordina che il giorno 22 il XIV Corpo d'Armata venga
incuneato tra il XXVI I e il XXI.
Mentre
infuria la battaglia, a Torino, proprio il 21 agosto, scoppia la rivolta del
pane, che finirà solo il 28 e causerà molti morti tra i cittadini e tra i
soldati impiegati per sedare il moto.
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