martedì 12 gennaio 2016

Cantare e portare la Croce - III parte

INTERLUDIO

22 agosto. "E' la giornata decisiva"

Prima dell'attacco allo Jenelik Caviglia considera: "Nella valle regnava un silenzio perfetto. Non uno squillo di tromba, non il nitrito d'un cavallo, non il suono d'un comando. La natura e gli uomini riposavano. Dopo tanta tempesta e tanta distruzione un silenzio religioso esaltava l'anima ad ascensioni mistiche di amore e di pace... (pag. 93)

Duello di artiglierie. L'artiglieria nemica ritiratasi dall'Isonzo, non spara o spara a casaccio perché troppo distante e senza osservatori. La nostra, invece, è così descritta dal tenente di artiglieria Fritz Weber nella sua testimonianza del 18 agosto: "In questi due anni, inoltre, il nemico si era trasformato radicalmente. Forse, a quest'ora aveva già superato lo zenit della saldezza interiore - durante la decima battaglia, infatti, certi reggimenti italiani avevano tentato pericolosi ammutinamenti - eppure rimaneva un fatto inoppugnabile che aveva imparato a morire, che aveva fatto l'abitudine alle perdite cruente e che bastava la più vaga speranza di un successo per renderlo addirittura temerario, preoccupato soltanto di arrivare alla meta, non importa se fosse un trascurabile pezzetto di terreno o una cima irrilevante.

L'artiglieria italiana, ... sapeva,fare un uso ben diverso, adesso, delle munizioni, non le sprecavano più senza scopo e senza risultato come nelle prime battaglie. Il suo tiro era diventato micidiale, colpiva tutti i punti immaginabili, era - se così si può dire -fantasioso nella sua metodicità, satanico per quanto concerneva il logoramento dei nervi dell'avversario. E poi c'erano gli aviatori italiani ... ". (pag. 337)

"Non vi era un nascondiglio, un angolo o una conca in cui qualcosa di vivente avrebbe potuto cercare riparo che non fosse colpito dal maglio dell'artiglieria italiana. Da Mrzli Vrh fino all'Adriatico, su un fronte lungo più di sessanta chilometri la terra tremava, fumava, l'aria era lacerata dall'urlo ininterrotto delle granate e delle bombarde. Neppure questo teatro di guerra aveva mai visto qualcosa di simile. Si stentava a credere che quanto stava accadendo, una distruzione così fulminea e così sapientemente organizzata, potesse avvenire per opera dell'uomo. Non erano, forse, demoni quelli che trasportavano i proiettili, servivano il volantino di puntamento, si gettavano sul pezzo, aprivano l'otturatore, cacciavano altro acciaio nella bocca da fuoco arroventata? Non erano, forse, demoni quelli che pensavano, calcolavano, osservavano in un simile mondo impazzito imprimendo a questa follia scatenata il suggello della più metodica esecuzione di un piano predisposto? "' (pag. 34 1)

22 mattina. Assalto all'Oscedrik, quota 856 - Fasi:

1) la 47° divisione parte all'attacco della cima e la conquista una prima volta; 
2) il nemico contrattacca e, con le riserve, riprende la vetta; 
3) il successivo corpo a corpo ci ridà l'Oscedrik; 
4) lo riperdiamo subito dopo.

Ore 14,30. Improvvisare ancora. 1) il nemico tiene saldamente il monte;

2) il Comandante del XXIV ordina alla 47° di condurre un nuovo assalto ed autorizza l'impiego dei battaglioni alpini Tonale e Pasubio, che però sono lontani. Che fare?

Il Comandante constata: - la 60° è sul Kuk con quattro battaglioni della brigata Tortona e tutto il 279° della Vicenza. - il 159° inizia l'ascesa dello Jelenik; - il generale Tisi, con la brigata Elba, è sul Semmer: e decide di attaccare per cresta lo Jelenik, così manovrando:

1) ammassamento. 
2) schieramento. 
3) attacco.

Caviglia prevede la conquista dello Jelenik per le ore 18.

Ore 17. Lo Jelenik cade.

Ore 18. Cade anche quota 747. La 60° procede verso il villaggio di Bate.

La fanteria manovra. Si chiede con orgoglio Caviglia: "Potrebbero altre fanterie, che non fossero italiane, manovrare così in momenti simili, dopo d'esser rimaste per mesi e mesi immobili,

impantanate in trincee di fango? Riacquistare così rapidamente tanta facoltà di movimento dopo diversi mesi d'atassia locomotrice? Io ho visto in diverse guerre le fanterie delle principali nazioni europee, asiatiche ed americane, ma credo che nessuna di esse, neppure la francese (che più si avvicina alla nostra per prontezza di intuito, sveltezza e facilità di movimento) avrebbe potuto far meglio e più prontamente quella manovra in analoga situazione “. (pag. 95)

Il Re. Sappiamo che Vittorio Emanuele III si spingeva sino alle prime linee. Ora è presso l'osservatorio del monte Kalì. (cfr. Caviglia, pagg. 96-97)

Sulla figura del giovane Sovrano, che ha "... attorno, delle vere mummie... " cfr. anche il profilo che ne tratteggia Gatti. (op. cit. pagg. 181-182).

Caduti lo Jelenik e l'Oscedrik, si sarebbe potuto aggredire l'orlo sud della linea austriaca, procedere verso il Kobilek, investire il vallone di Chiapovano, e puntare su Tolmino.

Sera. Il XXVII è fermo sulle nuove posizioni; il Il con la sua 3° divisione occupa la prima linea nemica. Qui si ferma e blocca anche la 60°, generale Squillace.

Notte tra il 22 e 23 agosto. Occasione perduta.

Il Comando d'Armata non si rende conto che la sosta: - permette alle forze austroungariche di sfilarsi; ed arresta la nostra avanzata generale.

Capello ed i suoi più stretti collaboratori, mancano di quella flessibilità tattico-strategica, necessaria per adeguare uno schema prestabilito all'imprevista evoluzione della battaglia.

Carlo I. Gli Imperiali sgombrano la Bainsizza.

Nel campo opposto, quasi a sottolineare l'errore strategico del Comando italiano, avvengono incontri decisivi. Fritz Weber: "Il 22 agosto l'Imperatore Carlo I arrivò a Postumia ed ebbe un colloquio segreto di due ore con il feldmaresciallo Boroevic. Il risultato di quest'incontro fu una decisione. ...ritirare il fronte a nord del Basso Vipacco, portandolo sul margine orientale del vallone di Chiapovano...

Alle 21, il feldmaresciallo Boroevic convocò il capo di Stato Maggiore e il capo dell'ufficio operativo per informarli delle proprie intenzioni e per sentire il loro parere... Il colonnello von Pitreich osservò che sarebbe stato opportuno agire senza eccessiva fretta. Durante la notte, forse, la situazione si sarebbe chiarita sulla Bainsizza consentendo di limitare lo sgombro completo dell'altopiano a una ritirata parziale. La proposta riscosse il pieno consenso del comandante della 5° armata. La speranza di una vittoria senza pari prometteva di diventare realtà e spronava gli italiani a insistere con rinnovato ardore.... Il colpo subito dalla difesa era, fuor di dubbio assai duro ... tre divisioni - la 21°, la 43°,  e la 106°, dodici valorosi reggimenti, 22000 uomini circa – erano state praticamente polverizzate... -. (Weber, op. cit. pagg. 351-353).

Notte tra il 23 e il 24: lo sgombero tecnico dell'Altopiano è concluso.

Effetto: l'artiglieria italiana all'alba del 24 spara sui luoghi abbandonati, vale a dire, fra la quota 652 del Vodice, il Kobilek ed il villaggio di Bate …(Weber, pag. 354)

Al dire di Weber, gli italiani attaccano alle ore 10 verso est, "il Monte Santo fu espugnato dopo un breve selvaggio corpo a corpo ". (Weber, op. cit. pag. 354)

23 agosto. Il prezzo dell'Oscedrik.

Prima che iniziasse l'aggiramento del monte da sud, nelle prime ore antimeridiane, i battaglioni alpini Pasubio e Tonale. Avevano ripreso il monte. I vincitori, arrivati in cima, vedono questo: "Su quella vetta la furibonda lotta. sostenuta a più riprese dalle nostre truppe e da quelle austro-ungariche, aveva lasciate terribili e dolorose tracce negli strati di cadaveri nemici e nostri, sovrapposti alternatamente, nelle armi infrante ed abbandonate, firammiste ad essi, nelle pietre divelte, negli alberi schiantati e nei rami stroncati. Si vedeva allora quante volte quella vetta fosse stata perduta e ripresa.

Ai valorosi nostri compagni, che colà combatterono e caddero, rivolgo il pensiero reverente e grato, ed ai nemici vada il tributo di ammirazione, meritato dal loro valore ". (Caviglia, pag. 100)

23 agosto. Pomeriggio. La brigata Grosseto occupa le Stari San Duha, oltre l'Oscedrik;

1) la 3° divisione del II Corpo avanza e sostituisce la 60°, tra quota 747 e 652;

2) la 60° occupa i boschi a sud dell'Oscedrik per aggirare il Kobilek.

L'altopiano della Bainsizza è isolato ma non preso.

Situazione. Dal 17 al 23 agosto, da Tolmino al mare il XXVII e il XXIV Corpo hanno superato l'Isonzo. Il XXIV aveva aperto "una porta di 15 km".

Schiodare. Ipotesi di manovra oltre la nuova linea del nemico. Gli austro-ungarici stanno arretrando sino all'estremo lembo meridionale dell'altopiano. il momento cruciale: gli Imperiali in ritirata dovrebbero essere incalzati per stadi successivi, così delineati da Caviglia:

a) “far passare la maggior quantità di forze possibile " (pag 101 ) attraverso lo squarcio di 15 km;
b) dividere le forze armate nemiche, sistemate a nord della foresta di Ternova, da quelle schierate più a sud;
e) tagliare la via della ritirata verso Lubiana.

Palese la crisi degli Imperiali che Caviglia definisce "vacillazione morale... perciò il giorno 23 anche la III Armata avrebbe, forse dovuto attaccare per approfittare di quelle debolezze". Il
Comando Supremo lo capì, ma diede gli ordini tardi. (pag 101).
Concludere subito la manovra con la presa di Tolmino, questo il pensiero di Caviglia, ma non di Capello, che non volle cogliere il momento propizio. Il fronte rimase fermo 24 ore. Così Caviglia: "La lezione che noi non abbiamo dato il 23 agosto agli Austriaci, la dette a noi il 24 ottobre di quell'anno la 14" Armata austro-tedesca", comandata dal generale tedesco Otto von Below. (pag 102).
24 agosto. Il XXIV procede per suo conto. L'abbandono dell'Oscedrik, l'assenza di contrasto di artiglieria e, soprattutto, gli incendi avvistati sulla Bainsizza, chiariscono l'estrema debolezza degli Imperiali. è il momento di attaccare su tutta la Conca del Chiapovano, per aggirare il Kobilek. Da qui l'ordine di operazioni, N° 9 diramato dal generale Caviglia, che avrebbe aperto la strada al Il Corpo. Esso recita:     «Occorre inseguire- l'avversario e non dargli tregua, affinché non possa riordinarsi ed affermarsi in posizione.
«Date la nostra preponderanza di forze e le speciali condizioni di disorganizzazione dell'avversario, raccomando ancora la manovra di avvolgimento, anziché ostinarsi ad una lotta frontale.
« E' mia intenzione proseguire celermente l'avanzata fino a raggiungere l'orlo nord-occidentale del vallone di Chiapovano per impadronirci del valico della strada di Lokve, prendendo possesso delle alture laterali Veliki- Verh e Cerni- Verh». (pag 104-105)
Sequenza delle operazioni:
1) alla 47° Caviglia ordina di marciare verso il ciglio della conca      di Chiapovano;

2) alla 60° di prolungare a sud la linea della 47° a per creare un unico schieramento difensivo tra il monte Zgorevnice e Sveto.

Tutto è pronto per l'assalto finale ma il generale Capello convoca tutti i comandanti di Corpo per consultazioni: non si conclude nulla, perché durante la conferenza giunse la notizia che la 53° divisione, [ generale Gonzaga, ndr ] aveva occupato il Monte Santo " (pag 104)

Chi vuole concludere qualcosa deve agire da solo.

Prime ore del mattino. La 47 si dirige tra quota 747 e il monte Sleme.

Tardo pomeriggio. Artiglieria al galoppo. La 47° occupa l'abitato di Trusnje, mentre la 60° occupa Bate e raggiunge la linea quota 801-Sleme, quota 700-Lohka. Si distinguono 2 batterie del 46° artiglieria da campagna che prendono posizione al galoppo e aprono il fuoco.

Entusiasmo delle truppe. Ungaretti. "Brigate che avrebbero dovuto essere sostituite non vogliono essere sostituite: altre, che sono in riserva come la brigata Regina, chiedono di essere impiegate. E’ una marcia in avanti piena di entusiasmo... -. (Angelo Gatti, pag. 187)

Questo clima di convinzione promana anche dall'opera e dall'impegno sul campo di Giuseppe Ungaretti, che, in malattia presso una compagnia presidiaria, insiste per "riandare a un reggimento combattente, al mio 19' ... ma presto” - 11 luglio 1917.(7)

25 agosto. L'Imperatore Carlo. angosciato dalle gravi perdite subite chiede a Guglielmo II aiuti in truppe e artiglieria. poiché: “L 'esperienza che abbiamo acquisito nell'undicesima battaglia mi porta a credere che capiterà di peggio nella dodicesima... (8) ".

25 agosto. Mattina. La 47° vola. S'impadronisce di quota 920 ad ovest del Volnik e precede di due km. la 60°. Questa avanza verso Breg, ma viene fermata. La brigata Milano decimata, è sostituita dalla Sassari. Il Comando del Corpo d'Armata lascia il monte Kalì e si trasferisce sull'Ossoinka. (Caviglia, pag. 106) Nella giornata, truppe austro-ungariche provenienti dalla Galizia, rafforzano il nemico.

Sera. Gli austro-ungarici, incalzati, si rischierano così: linea di mitragliatrici e artiglierie leggere. sulle alture intorno al lato occidentale della conca di Chiapovano.

Notte. Le nostre batterie di medio calibro passano sulla riva sinistra dell'Isonzo.

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