INTERLUDIO
Prima
dell'attacco allo Jenelik Caviglia considera: "Nella valle regnava un
silenzio perfetto. Non uno squillo di tromba, non il nitrito d'un cavallo, non
il suono d'un comando. La natura e gli uomini riposavano. Dopo tanta tempesta e
tanta distruzione un silenzio religioso esaltava l'anima ad ascensioni mistiche
di amore e di pace... (pag. 93)
Duello
di artiglierie. L'artiglieria nemica ritiratasi dall'Isonzo, non spara o spara
a casaccio perché troppo distante e senza osservatori. La nostra, invece, è
così descritta dal tenente di artiglieria Fritz Weber nella sua testimonianza
del 18 agosto: "In questi due anni, inoltre, il nemico si era trasformato
radicalmente. Forse, a quest'ora aveva già superato lo zenit della saldezza
interiore - durante la decima battaglia, infatti, certi reggimenti italiani
avevano tentato pericolosi ammutinamenti - eppure rimaneva un fatto
inoppugnabile che aveva imparato a morire, che aveva fatto l'abitudine alle
perdite cruente e che bastava la più vaga speranza di un successo per renderlo
addirittura temerario, preoccupato soltanto di arrivare alla meta, non importa
se fosse un trascurabile pezzetto di terreno o una cima irrilevante.
L'artiglieria
italiana, ... sapeva,fare un uso ben diverso, adesso, delle munizioni, non le
sprecavano più senza scopo e senza risultato come nelle prime battaglie. Il suo
tiro era diventato micidiale, colpiva tutti i punti immaginabili, era - se così
si può dire -fantasioso nella sua metodicità, satanico per quanto concerneva il
logoramento dei nervi dell'avversario. E poi c'erano gli aviatori italiani ...
". (pag. 337)
"Non
vi era un nascondiglio, un angolo o una conca in cui qualcosa di vivente
avrebbe potuto cercare riparo che non fosse colpito dal maglio dell'artiglieria
italiana. Da Mrzli Vrh fino all'Adriatico, su un fronte lungo più di sessanta
chilometri la terra tremava, fumava, l'aria era lacerata dall'urlo ininterrotto
delle granate e delle bombarde. Neppure questo teatro di guerra aveva mai visto
qualcosa di simile. Si stentava a credere che quanto stava accadendo, una
distruzione così fulminea e così sapientemente organizzata, potesse avvenire
per opera dell'uomo. Non erano, forse, demoni quelli che trasportavano i
proiettili, servivano il volantino di puntamento, si gettavano sul pezzo,
aprivano l'otturatore, cacciavano altro acciaio nella bocca da fuoco
arroventata? Non erano, forse, demoni quelli che pensavano, calcolavano,
osservavano in un simile mondo impazzito imprimendo a questa follia scatenata
il suggello della più metodica esecuzione di un piano predisposto? "' (pag.
34 1)
22
mattina. Assalto all'Oscedrik, quota 856 - Fasi:
1)
la 47° divisione parte all'attacco della cima e la conquista una prima volta;
2)
il nemico contrattacca e, con le riserve, riprende la vetta;
3)
il successivo corpo a corpo ci ridà l'Oscedrik;
4)
lo riperdiamo subito dopo.
Ore
14,30. Improvvisare ancora. 1) il nemico tiene saldamente il monte;
2)
il Comandante del XXIV ordina alla 47° di condurre un nuovo assalto ed
autorizza l'impiego dei battaglioni alpini Tonale e Pasubio, che però sono
lontani. Che fare?
Il
Comandante constata: - la 60° è sul Kuk con quattro battaglioni della brigata
Tortona e tutto il 279° della Vicenza. - il 159° inizia l'ascesa dello Jelenik;
- il generale Tisi, con la brigata Elba, è sul Semmer: e decide di attaccare
per cresta lo Jelenik, così manovrando:
1)
ammassamento.
2)
schieramento.
3)
attacco.
Caviglia
prevede la conquista dello Jelenik per le ore 18.
Ore
17. Lo Jelenik cade.
Ore
18. Cade anche quota 747. La 60° procede verso il villaggio di Bate.
La
fanteria manovra. Si chiede con orgoglio Caviglia: "Potrebbero altre fanterie,
che non fossero italiane, manovrare così in momenti simili, dopo d'esser
rimaste per mesi e mesi immobili,
impantanate
in trincee di fango? Riacquistare così rapidamente tanta facoltà di movimento
dopo diversi mesi d'atassia locomotrice? Io ho visto in diverse guerre le fanterie
delle principali nazioni europee, asiatiche ed americane, ma credo che nessuna
di esse, neppure la francese (che più si avvicina alla nostra per prontezza di
intuito, sveltezza e facilità di movimento) avrebbe potuto far meglio e più
prontamente quella manovra in analoga situazione “. (pag. 95)
Il
Re. Sappiamo che Vittorio Emanuele III si spingeva sino alle prime linee. Ora è
presso l'osservatorio del monte Kalì. (cfr. Caviglia, pagg. 96-97)
Sulla
figura del giovane Sovrano, che ha "... attorno, delle vere mummie...
" cfr. anche il profilo che ne tratteggia Gatti. (op. cit. pagg. 181-182).
Caduti
lo Jelenik e l'Oscedrik, si sarebbe potuto aggredire l'orlo sud della linea
austriaca, procedere verso il Kobilek, investire il vallone di Chiapovano, e
puntare su Tolmino.
Sera.
Il XXVII è fermo sulle nuove posizioni; il Il con la sua 3° divisione occupa la
prima linea nemica. Qui si ferma e blocca anche la 60°, generale Squillace.
Notte
tra il 22 e 23 agosto. Occasione perduta.
Il
Comando d'Armata non si rende conto che la sosta: - permette alle forze
austroungariche di sfilarsi; ed arresta la nostra avanzata generale.
Capello
ed i suoi più stretti collaboratori, mancano di quella flessibilità
tattico-strategica, necessaria per adeguare uno schema prestabilito
all'imprevista evoluzione della battaglia.
Carlo
I. Gli Imperiali sgombrano la
Bainsizza.
Nel
campo opposto, quasi a sottolineare l'errore strategico del Comando italiano,
avvengono incontri decisivi. Fritz Weber: "Il 22 agosto l'Imperatore Carlo
I arrivò a Postumia ed ebbe un colloquio segreto di due ore con il feldmaresciallo
Boroevic. Il risultato di quest'incontro fu una decisione. ...ritirare il fronte
a nord del Basso Vipacco, portandolo sul margine orientale del vallone di
Chiapovano...
Alle 21, il feldmaresciallo Boroevic
convocò il capo di Stato Maggiore e il capo dell'ufficio operativo per
informarli delle proprie intenzioni e per sentire il loro parere... Il
colonnello von Pitreich osservò che sarebbe stato opportuno agire senza
eccessiva fretta. Durante la notte, forse, la situazione si sarebbe chiarita
sulla Bainsizza consentendo di limitare lo sgombro completo dell'altopiano a
una ritirata parziale. La proposta riscosse il pieno consenso del comandante
della 5° armata. La speranza di una vittoria senza pari prometteva di diventare
realtà e spronava gli italiani a insistere con rinnovato ardore.... Il colpo
subito dalla difesa era, fuor di dubbio assai duro ... tre divisioni - la 21°,
la 43°, e la 106°, dodici valorosi
reggimenti, 22000 uomini circa – erano state praticamente polverizzate... -.
(Weber, op. cit. pagg. 351-353).
Notte
tra il 23 e il 24: lo sgombero tecnico dell'Altopiano è concluso.
Effetto:
l'artiglieria italiana all'alba del 24 spara sui luoghi abbandonati, vale a
dire, fra la quota 652 del Vodice, il Kobilek ed il villaggio di Bate …(Weber,
pag. 354)
Al
dire di Weber, gli italiani attaccano alle ore 10 verso est, "il Monte
Santo fu espugnato dopo un breve selvaggio corpo a corpo ". (Weber, op.
cit. pag. 354)
23
agosto. Il prezzo dell'Oscedrik.
Prima
che iniziasse l'aggiramento del monte da sud, nelle prime ore antimeridiane, i
battaglioni alpini Pasubio e Tonale. Avevano ripreso il monte. I vincitori,
arrivati in cima, vedono questo: "Su quella vetta la furibonda lotta.
sostenuta a più riprese dalle nostre truppe e da quelle austro-ungariche, aveva
lasciate terribili e dolorose tracce negli strati di cadaveri nemici e nostri,
sovrapposti alternatamente, nelle armi infrante ed abbandonate, firammiste ad
essi, nelle pietre divelte, negli alberi schiantati e nei rami stroncati. Si vedeva
allora quante volte quella vetta fosse stata perduta e ripresa.
Ai
valorosi nostri compagni, che colà combatterono e caddero, rivolgo il pensiero
reverente e grato, ed ai nemici vada il tributo di ammirazione, meritato dal
loro valore ". (Caviglia, pag. 100)
23
agosto. Pomeriggio. La brigata Grosseto occupa le Stari San Duha, oltre
l'Oscedrik;
1)
la 3° divisione del II Corpo avanza e sostituisce la 60°, tra quota 747 e 652;
2)
la 60° occupa i boschi a sud dell'Oscedrik per aggirare il Kobilek.
L'altopiano
della Bainsizza è isolato ma non preso.
Situazione.
Dal 17 al 23 agosto, da Tolmino al mare il XXVII e il XXIV Corpo hanno superato
l'Isonzo. Il XXIV aveva aperto "una porta di 15 km ".
Schiodare.
Ipotesi di manovra oltre la nuova linea del nemico. Gli austro-ungarici stanno
arretrando sino all'estremo lembo meridionale dell'altopiano. il momento
cruciale: gli Imperiali in ritirata dovrebbero essere incalzati per stadi
successivi, così delineati da Caviglia:
a)
“far passare la maggior quantità di forze possibile " (pag 101 )
attraverso lo squarcio di 15
km ;
b)
dividere le forze armate nemiche, sistemate a nord della foresta di Ternova, da
quelle schierate più a sud;
e)
tagliare la via della ritirata verso Lubiana.
Palese
la crisi degli Imperiali che Caviglia definisce "vacillazione morale...
perciò il giorno 23 anche la
III Armata avrebbe, forse dovuto attaccare per approfittare
di quelle debolezze". Il
Comando
Supremo lo capì, ma diede gli ordini tardi. (pag 101).
Concludere
subito la manovra con la presa di Tolmino, questo il pensiero di Caviglia, ma
non di Capello, che non volle cogliere il momento propizio. Il fronte rimase
fermo 24 ore. Così Caviglia: "La lezione che noi non abbiamo dato il 23
agosto agli Austriaci, la dette a noi il 24 ottobre di quell'anno la 14"
Armata austro-tedesca", comandata dal generale tedesco Otto von Below.
(pag 102).
24
agosto. Il XXIV procede per suo conto. L'abbandono dell'Oscedrik, l'assenza di
contrasto di artiglieria e, soprattutto, gli incendi avvistati sulla Bainsizza,
chiariscono l'estrema debolezza degli Imperiali. è il momento di attaccare su
tutta la Conca del
Chiapovano, per aggirare il Kobilek. Da qui l'ordine di operazioni, N° 9
diramato dal generale Caviglia, che avrebbe aperto la strada al Il Corpo. Esso
recita: «Occorre inseguire- l'avversario
e non dargli tregua, affinché non possa riordinarsi ed affermarsi in posizione.
«Date
la nostra preponderanza di forze e le speciali condizioni di disorganizzazione
dell'avversario, raccomando ancora la manovra di avvolgimento, anziché
ostinarsi ad una lotta frontale.
«
E' mia intenzione proseguire celermente l'avanzata fino a raggiungere l'orlo
nord-occidentale del vallone di Chiapovano per impadronirci del valico della
strada di Lokve, prendendo possesso delle alture laterali Veliki- Verh e Cerni-
Verh». (pag 104-105)
Sequenza delle operazioni:
1) alla 47° Caviglia ordina di marciare
verso il ciglio della conca di
Chiapovano;
2)
alla 60° di prolungare a sud la linea della 47° a per creare un unico
schieramento difensivo tra il monte Zgorevnice e Sveto.
Tutto
è pronto per l'assalto finale ma il generale Capello convoca tutti i comandanti
di Corpo per consultazioni: non si conclude nulla, perché durante la conferenza
giunse la notizia che la 53° divisione, [ generale Gonzaga, ndr ] aveva occupato
il Monte Santo " (pag 104)
Chi
vuole concludere qualcosa deve agire da solo.
Prime
ore del mattino. La 47 si dirige tra quota 747 e il monte Sleme.
Tardo
pomeriggio. Artiglieria al galoppo. La 47° occupa l'abitato di Trusnje, mentre
la 60° occupa Bate e raggiunge la linea quota 801-Sleme, quota 700-Lohka. Si
distinguono 2 batterie del 46° artiglieria da campagna che prendono posizione
al galoppo e aprono il fuoco.
Entusiasmo
delle truppe. Ungaretti. "Brigate che avrebbero dovuto essere sostituite
non vogliono essere sostituite: altre, che sono in riserva come la brigata
Regina, chiedono di essere impiegate. E’ una marcia in avanti piena di
entusiasmo... -. (Angelo Gatti, pag. 187)
Questo
clima di convinzione promana anche dall'opera e dall'impegno sul campo di
Giuseppe Ungaretti, che, in malattia presso una compagnia presidiaria, insiste
per "riandare a un reggimento combattente, al mio 19' ... ma presto”
- 11 luglio 1917.(7)
25
agosto. L'Imperatore Carlo. angosciato dalle gravi perdite subite chiede a
Guglielmo II aiuti in truppe e artiglieria. poiché: “L 'esperienza che abbiamo
acquisito nell'undicesima battaglia mi porta a credere che capiterà di peggio
nella dodicesima... (8) ".
25
agosto. Mattina. La 47° vola. S'impadronisce di quota 920 ad ovest del Volnik e
precede di due km. la 60°. Questa avanza verso Breg, ma viene fermata. La
brigata Milano decimata, è sostituita dalla Sassari. Il Comando del Corpo d'Armata
lascia il monte Kalì e si trasferisce sull'Ossoinka. (Caviglia, pag. 106) Nella
giornata, truppe austro-ungariche provenienti dalla Galizia, rafforzano il nemico.
Sera.
Gli austro-ungarici, incalzati, si rischierano così: linea di mitragliatrici e
artiglierie leggere. sulle alture intorno al lato occidentale della conca di
Chiapovano.
Notte.
Le nostre batterie di medio calibro passano sulla riva sinistra dell'Isonzo.
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