Ore 1. Il generale Di Giorgio informa i comandanti in sottordine: col. brig. Probati. col. Ragni, col. Stringa, ten. col Cavandoli, c.te l'artiglieria del 22° Gruppo da montagna, che l'attacco inizierà alle ore 6, con qualunque tempo.
Ore 4. Il Generale espone al collega Como Dagna i dubbi dei comandanti di reparto sulla riuscita dell'azione. Como Dagna ritiene che i dubbi siano frutto di *Tormento morale e fisico”. La cima dell'Ortigara sarà presa solo un'ora dopo l'inizio dell'attacco, (pag. 227).
Ore 6.1 battaglioni ‘Valtellina' e ‘Monte Saccarello*. della colonna Gazagne, partono dal Costone dei Ponari e investono L’Ortigara a ondate. Nell'attacco il ‘Monte Saccarello’ perde 22 ufficiali. 162 alpini ed il comandante stesso, maggiore Firmino Favaro. Un anonimo alpino del ‘Valtellina* ha lasciato scritto: “...Si preparava intanto la gran prova contro M. Ortigara iniziata il 19 giugno 1917. Rimarrà per lungo tempo nelle memoria nostra quest'azione. Il “Valtellina” fermò la prima ondata d'assalto. Partì dalle posizioni di difesa alle ore 17 del giorno 18 per raggiungere Costone dei Ponari, punto di partenza per l'assalto. L’ordine venne. E Monte Ortigara, che sembrava inespugnabile, dovette cedere di fronte allo slancio, alla calma, all’audacia dell’alpino. Partirono le ondate una dopo l'altra, con precisione e ordine da piazza d'armi ed il nemico, sebbene annidato in caverne, dovette arrendersi. Con poche parole si narra l'azione di M. Ortigara. Altre parole sono inutili. Vi sono cose inenarrabili e tentandone la narrazione si deturpano la grandiosità e la bellezza. Tutti in questa giornata si distinsero: ufficiali, caporali, soldati, tutti, nessuno escluso.
Gloria a tutti, a tutti i caduti, feriti, illesi, usciti miracolosamente da quell'inferno. Ottocento furono i militari posti fuori combattimento''. (Pieropan. pag 227)
Ore 7. Il ‘Valtellina' prende il costone ovest dell'Ortigara; lo ‘Stelvio' conquista la vetta: in sequenza arrivano in vetta le compagnie: 137a, 113a e 89“. Il maggiore Faglia, comandante lo ‘Stelvio* ricorda: “Non è una'avanzata, è una corsa verso q. 2.105” . Gli alpini non si curano del micidiale fuoco nemico.
Ore 7. Dal fianco orientale della montagna avanza il ‘Verona', seguito dal ‘Sette Comuni', il cui comandante Milanesio, è gravemente ferito e ricorda. “Alle prime luci dell'alba il Sette Comuni è ammassato sotto i roccioni dell'Ortigara, alle ore 6, secondo l'ordine, i battaglioni riprendono risolutamente ma calmi la marcia verso l'aspra salita ..." (Pag. 229-230) La 145a Compagnia conduce la prima ondata con tale veemenza che il nemico in parte si ritira verso il Passo di Val Caldiera e in parte si arrende. Ricorda ancora Milanesio: “...dense colonne di prigionieri scesero sollecite nel vallone dell'Agnellizza... in quei primi momenti la fucileria nemica non dava segni di eccessiva reazione... i nostri alpini al massimo dell'entusiasmo per la conquista dell'agognata posizione... erano pronti a seguire i capi con irrefrenabile trasporto, avanti, avanti...” (Maggiore Ettore Milanesio. Battaglione Sette Comuni, a cura del 10° reggimento alpini. Roma 1934, in Pieropan, op cit. pag. 230)
Presa quota 2.105. la battaglia sembra finita.
Ore 6. Il battaglione ‘Monte Baldo*, alla destra del ‘Verona*, attacca: “Savoia!... è un urlo, un grido rombante col fragore dei grossi calibri... è un ondeggiare fantastico di baionette avanzanti, un formicolio di giovinezze italiche correnti alla vetta agognata.
L'Ortigara è presa...". Così il tenente Rigo.
(Tenente Rigo Firmino Gustavo, Il battaglione Monte Baldo nella guerra 1915-1918, Verona 1919; in Pieropan pagg. 230-231).
A sostegno del ‘Monte Baldo* giunge il ‘Bassano*.
Anche la brigata ‘Piemonte* registra “lo sbalzo magnifico*' delle sue tre colonne di testa, che giungono contemporaneamente su quota 2015. Si ha notizia che tra le ingiustamente rarissime decorazioni, è concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare al capitano Parolari. comandante la 137* compagnia, (pag 232) Secondo l'italico vizio della recriminazione, anche per questa medaglia si polemizzò su chi fosse arrivato veramente per primo. Tuttavia, il tumultuoso momento dell'arrivo su quella piatta sommità, salva la buona fede di ogni soldato, (cfr gen. Faldella in Pieropan. pag. 232) Il generale Cablati crede alla motivazione della decorazione che così si conclude: “...la conduceva |Parolari) di slancio alla conquista di importante posizione nemica, giungendovi per primo”, (pag 232) Secondo la Relazione ufficiale italiana le tre teste di colonna giunsero contemporaneamente sulla vetta. (Pieropan pag. 232) Presa la cima, catturiamo: 74 ufficiali e 944 soldati. Sono in nostre mani anche 5 cannoni e 14 mitragliatrici; in pratica il 11/4° Kaiserjàger, pur valoroso, non esiste più. (pag. 233) Mentre procedeva l'azione sull'Ortigara.
il colonnello Porta da quota 2101, conduceva le sue forze alla presadel Passo di Val Caldiera, fallita il 10 e li giugno, (pag 233). La prima ondata è fermata dagli Imperiali in posizione elevata. Il ‘Val Stura* perde quasi tutti gli ufficiali. Seguono gli altri battaglioni già provati. L'azione non riesce. Ore 9. Secondo Cabiati tutto finisce a quest'ora.
Ore 10,30. Secondo Como Dagna la colonna Probati ha perso 32 ufficiali e 1.033 fanti, (pagg. 234 -235)
Non c'è respiro. I reparti già colpiti: ‘Valtellina', ‘M. Stelvio', ‘M. Saccarello* etc.. vengono rischierati. L’artiglieria nemica li decima e poi inizia a spazzare quota 2.105. Gli alpini non schiodano: la 137" dello ‘Stelvio’ non lascia la vetta: intanto continua il tiro nemico dall'Altopiano e dalla Valsugana. Dello ‘Stelvio’, si constaterà il 20, mancano 7 ufficiali su 22 e 280 alpini su 600. Qui notevole l'impegno del sottotenente Bevilacqua, sacerdote, ma combattente, che al posto di medicazione proprio di questi alpini si occupa. Il maggiore Faglia ricorda che gli alpini: “sotto il fuoco dell’artiglieria e presi d'infilata da fitto fuoco di mitragliatrici che, da M. Campigoletti,
facevano scempio nelle file del battaglione. Anche qualche colpo troppo corto del nostro fuoco d'interdizione arrivava nella schiena della 137“ compagnia che coronava la vetta. Due, tre volte parve che la linea dei nostri uomini oscillasse sotto le mazzate dell’artiglieria e sotto la gragnuola delle mitragliatrici che falciavano e facevano rotolare i corpi dei soldati colpiti giù per la ripida china del monte; ma subito si riprendeva alla vista degli ufficiali che, magnifici e ovunque presenti, in quel vero cataclisma... ispiravano la fiducia che rinfresca e sprona fino all’eroismo.” «Lo “Stelvio” tenne duro.» (6)
I resti dei morti nemici erano frammisti ai nostri. Confusione e concitazione non impediscono agli alpini di fermare il nemico che arriva da Monte Campigoletti e Castelnuovo, anzi, secondo il generale Faldella la 113* compagnia che punta su Campigoletti, viene richiamata.
Non sapremo mai il perché di questo ordine assurdo, che permise agli Imperiali di chiudere la falla tra quota 2.060 e il Campigoletti. (pagg. 238-240) Il momento prezioso svanisce così. (pag. 241-243)
La sostanza è questa: l’Alto Comando della VI Armata, sistemato a Monte Bertiaga era troppo lontano e defilato dall’Ortigara, mentre quello austriaco era opportunamente vicino. Quelli non conoscevano il terreno, questi ultimi sì.
Ore 9,55. Il generale Di Giorgio ordina al col. brig. Probati di riordinare i reparti sull'Ortigara per proseguire l'azione.
Ore 11,42. Probati obbedisce ma presenta, con risposta tramite portaordini, le sue osservazioni circa le difficili condizioni dei reparti e sulla necessità di un nuovo intervento di artiglieria, né sa quando potrà riprendere l'avanzata, (pag. 245).
Ore 15. Di Giorgio risponde e consiglia di rinviare la ripresa dell'avanzata. .Stranamente il generale Montuori. comandante il Corpo d’Armata, si assenta dal suo comando, ma lascia al suo sottoposto Como Dagna. l'ordine di trasferire sull'Ortigara tre batterie da montagna. I messaggi sono affidati ad un portaordini che riesce nell'impresa. Spesso però ci lasciava la pelle.
Ore 12. Una ricognizione iniziata alle 6 da alcune pattuglie conferma a Como Dagna che le mitragliatrici del Campigoletti ci colpiscono da quota 2.105. Secondo un nuovo rapporto le difese nemiche del Campigoletti sono tanto malconce da non poter resistere ad un nostro attacco. In più la brigata ‘Regina' potrebbe attaccare guidata da alpini della zona. Il Comandante del Corpo d* Armata nega il permesso: bastava l'artiglieria a neutralizzare il Campigoletti. Siamo ormai sulla difensiva.
Ore 16. Il Di Giorgio dispone l’avvicendamento dei battaglioni più prov ati con tre del 10° fanteria, col. Pizzarello.
Ore 16,30. Como Dagna comunica che la ‘Regina' è a disposizione della 52'*. Ma il movimento era già avvenuto alle 16! Ciò la dice lunga sulla collaborazione tra i comandi, (cfr Pieropan. Pag 246-249) Il comandante della ‘Regina’, col. brig. Biancardi. Informa che i suoi fanti da due mesi “marciano e dormono per terra e non sono in grado di operare in alta montagna."
Ore 20,45. Mambretti con il fono n°. 456 informa Cadorna che non prevede progressi sull'Altopiano; pertanto sospende le operazioni offensive. Solo alle 17,15 del 20 giugno Cadorna risponderà: “Prendo atto approvo disposizioni comunicatemi con fonogramma 456 data ieri”. (Pieropan. pag 252) Mambretti. invece, ordina all'ala destra del XX Corpo, cioè alla 52a divisione, di continuare con attacchi locali. Contraddizione.
Ore 22. Como Dagna risponde al fono di Di Giorgio delle 16: prigionieri informano circa un imminente contrattacco nemico, il 10° fanteria sostituirà i battaglioni alpini più provati; Di Giorgio chiede l'elenco delle perdite.
Ore 23. Il generale Di Giorgio, con fono recapitato da un portaordini, informa il collega d'aver suddiviso la linea di difesa di quota 2.105 in tre settori, (pagg. 249-251) A fine giornata le perdite: Caduti 28 ufficiali e 450 alpini: feriti 115 ufficiali e 326 alpini.
51“ divisione. Conduce solo inteneriti d'artiglieria; le sue truppe essendo mancata l’occupazione di Passo Caldiera, da parte della 52a, non si muovono.
Balletto di responsabilità. L'offensiva, nel suo complesso, deve procedere o no? Né Mambretti né Montuori né Cadorna decidono. I soldati restano in mezzo al guado. (Pieropan. pag 252-253)
Gli Imperiali.
Il 19 giugno se lo ricorderanno anche loro, ma per ragioni opposte alle nostre: quasi annientati come forza organica sul terreno, improvvisamente si trovano di fronte soldati fermati dai loro stessi comandanti. Cronologia essenziale dei mov ¡menti del nemico.
Ore 7,30. Osservatorio di Monte Campigoletti.
Il VII Feldjäger informa i comandi sulla nostra avanzata. Preoccupa la ‘Colonna Porta’, diretta a Passo Caldiera. A Cima Ortigara occupata, il Comandante della 6a div isione, teme che gli italiani oltrepassino il monte e dilaghino nell'Altopiano. Egli chiede rinforzi dall'osservatorio Como di Campov erde. Il generale comandante il III Corpo d'Armata invia tre reggimenti di fanteria ed uno di Schützen.
Ore 10. Krautvvald comunica al Comando dell* 1 la Armata che 5-6 battaglioni italiani sono a 500 metri da Monte Castelnuovo e una parte di loro dirige su Campigoletti. La 6a divisione si sta dissanguando, la 22" .Schützen è allo stremo, priva di riserve. Krautvvald “...per rimediare i danni dell'irruzione italiana, e poter poi mantenere la nostra posizione, non vi è altro mezzo che un contrattacco tendentea ripristinare la situazione iniziale. Le previsioni per questo contrattacco sono oggi migliori che dopo il primo attacco italiano del giorno 70”. (Pieropan, pag. 254). Donde nasce questa certezza? Forse il Generale conosce l'arte div ¡natoria? No: l’osservatorio di Campoverde gli ha comunicato che gli italiani presa quota 2.105, si sono fermati. Ma il pericolo resta: se le fanterie italiane procedessero?
Ore 12. Il generale Conrad von Hötzendorff, comandante il gruppo eserciti del Tirolo - sede a Bolzano -, è richiesto di nuove fanterie e artiglierie poiché: “Il consumo delle forze all'ala sinistra della 6° divisione è enorme; i battaglioni ritirati da quell'inferno sono ridotti a scorie”. Così il generale Scheuchenstuel. comandante l'11° Armata. Per esempio il 111/14° era rimasto con circa ottanta fucili ed il 11/4° Kaiserjäger, come abbiamo visto, non esisteva più. Conrad ottiene la 73a divisione di fanteria nella quale ripone molta fiducia; infatti, si tratta di esperti soldati di montagna comandati da un generale altrettanto esperto, Ludwig Goiginger. che aveva fermato gli italiani sulle Dolomiti; in riserva la II brigata di fanteria.
Ore 15. Il III Corpo d* Armata approva il contrattacco proposto da Krautvvald. A sera sono rimpiazzate le truppe ad ovest dell'Ortigara. (pag. 255) La Relazione ufficiale austriaca pone in evidenza tre punti a favore degli italiani: - la superiorità numerica. - l'apporto dell’aviazione. - lo sforzo della divisione alpini. La lotta a “15 - 20" passi dai reticolati austriaci tenuti dal 14° ovvero il reggimento della città di Linz. (pag. 258) Stoccata finale. Il col. brig. Von Sloninka così opina in una sua memoria: “Quali possibilità di successo si sono lasciati sfuggire gli italiani!” Gli italiani si accontentarono di un “... successo iniziale di per se stesso insignificante... essi dimostrarono di essere padroni del mestiere delle armi, ma non dell'arte della guerra”. (in Pieropan. pag 258) Per il nemico ed in parte anche per noi i comandi italiani non vedono oltre il proprio naso.
Mambretti.
La giornata non è ancora finita. A Monte Bertiaga al gen. Mambretti. gli echi della lotta giungono ovattati, quando giungono.
Ore 19. Gli attacchi alle difese austriache sono respinti con gravi perdite sia sul Monte Forno sia sull’Ortigara. Mambretti, con una riserva intatta di 36.000 uomini ed altri 12.000 poco provati e non impiegati, come se la battaglia fosse altro da sé. emana questo ordine: “Mentre tutti gli altri Corpi d'Armata passeranno ad una salda difesa, il XX Corpo si sistemerà come meglio crede opportuno per quello che riguarda l’Ortigara”, (cfr. Pieropan pag 260).
Mambretti e Montuori stanno vedendo un film?
Ore 21. L'ordine è diramato, ma lo scontro durerà sino al 29.
Conclusione.
Dalla Relazione Ufficiale austro-ungarica:
«La 52° divisione perse da sola 660 ufficiali e 15.000 uomini; sul resto del fronte le altre divisioni persero 350 ufficiali e 7.000 uomini.
Con 1.000 ufficiali e 22.000 uomini (i dati ufficiali italiani ancora non erano stati pubblicati), le perdite italiane raggiungevano così quelle di una battaglia dell’Isonzo; i 2 terzi peri) furono contati su un fronte lungo soltanto 2 Km. Bisogna aver presente questo particolare per capire il dolore e l'orrore per il sangue inutilmente versato soprattutto dagli alpini; questi sentimenti hanno sempre contraddistinto in Italia il nome di Ortigara.» (Pieropan, pag 350) .
In Italia si tacque e si tace.
Michele D ’Elia
Bibliografia
(1) Peter Ilari. la grande storia della Prima Guerra Mondiale, Ed. Newton Compton, Roma 2014, pag. 425. Titolo originale: The Great war.
(2) Peter Hart, op cit. pag. 429
(3) Peter Hart, op cit. pag. 429
(4) National Archives: cab 2522. CN Buzzard. Italian Army: Impressions of Lt Col. Buzzard, RN p.4. In Peter Hart, op cit. pag. 430
(5) Enrico Caviglia, la dodicesima battaglia - Caporetto, Ed. A. Mondadori, Verona XI-1933 XII pagg. 39-41)
(6) Umberto Paglia, Battaglione Stelvio, a cura del 10° Alpini, Roma 1935, in Pieropan pag. 136
* In col. A. Bronzuoli La guerra e la vittoria
Tip. A Matteucci - Roma 1934 - XIII - pag. 114
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