Il lavoro della Commissione sarà
complesso e tormentato. Saranno sostituiti presidenti, molte le resistenze,
"al limite del boicottaggio, costituirono un ostacolo oggettivo spesso
insormontabile.
Il fatto apparve ancora più grave
quando la Commissione parlamentare cercò di comprendere quante commissioni
ministeriali fossero state costituite e avessero funzionato appena prima, durante
gli anni di guerra e subito dopo. I risultati furono impressionati: i ministeri
ne dichiaravano complessivamente 90 e la Commissione parlamentare ne scoprì
297. Per i funzionari ministeriali e per i consulenti le commissioni
rappresentarono l’Eldorado nel quale le loro competenze e compresenze erano
infinite” (V. Gigante, cit., 41).
Si parte di tante e svariate e tra
loro disparate commissioni che solo se fossero onniscienti, e solo se potessero
disporre di un tempo dieci volte maggiore di quello che è a disposizione di
ogni mortale potrebbero attender con coscienza agli incarichi assunti. Vi sono
commissioni la cui inutilità sorge dalla loro stessa denominazione e la cui
efficienza induce semplicemente al riso” (Relazione generale. 37).
Un commento: “il proliferare di
inutili e costose commissioni mostra la farraginosità della burocrazia della Pubblica
amministrazione e ne segna anche la vulnerabilità, dalla negligenza degli
omessi controlli fino alla conclamata corruzione” (V. Gigante, cit. 42).
“Emerge un quadro impietoso, in
base al quale la cupidigia e la spregiudicatezza di tanti imprenditori e intermediari
privati coinvolti (le cui innegabili responsabilità, con buona pace della Confindustria
e dei suoi difensori e sostenitori, ben risaltano di volta in volta nelle
indagini sui singoli contratti) poterono incontrare il successo auspicato
grazie alla connivenza di gran parte dei responsabili delle pubbliche
amministrazioni (senza tanto distinguere tra politici e funzionari) a sua volta
resa possibile da strutturali carenze organizzative (aggravate dal venir meno
delle norme di controllo contabile)” (F. Mazzonis, Un dramma borghese. Storia
della Commissione parlamentare d’inchiesta, in C. Croccila-F. Mazzonis (a cura
di) L’inchiesta, cit.. 225).
Da notare il “venir meno del
controllo contabile”, la deroga utilizzata in tutte le emergenze, la porta
aperta per ogni possibile illecito.
Corruzione, improvvisazione,
imperizia. Le vicende iniziano nel 1914 con i primi approvvigionamenti di
materiali. Un caso emblematico e quello di muli e cavalli sul mercato degli Stati
Uniti. Gli ufficiali incaricati si recano in America, i più non conoscono la
lingua inglese e in ogni caso non sono in grado di leggere e capire contratti e
clausole. Gli incaricati decidono di non appoggiarsi all’Ambasciata italiana ma
di muoversi autonomamente. Ricorrono a mediatori e a sensali italoamericani di
dubbia moralità di cui diversi appartenenti della criminalità. I risultati sono
disastrosi. Prima della partenza, a causa del mancato acclimatamento, più della
metà dei cavalli muore. Sopravvivono cavalli bolsi e vecchi fisicamente
inadatti all'uso militare. Le navi utilizzate per il trasporto erano
inadeguate, spesso vecchi rottami, come nel caso della Evelyn che si incaglia
nei fondali dell’Oceano Atlantico e che per disincagliarsi sacrifica 900 cavalli,
gettati a mare.
L’Ilva e l'Ansaldo. La prima
imponeva i prezzi che desiderava e, libera dalla concorrenza straniera, si era
impegnata in una estesa campagna di finanziamento di giornali e talvolta di
acquisto degli stessi. L’impegno economico aveva scopi strategici capaci di
garantire di fatto il pieno controllo dei mezzi di informazione. L’elenco dei
giornali finanziati è impressionate: 221 testate nazionali, locali e straniere
con contributi in due anni dalla fine del 1917 e la fine del 1919 di ben 4
miliardi.
Si legge nella relazione finale
della Commissione: "l’acquisizione delle azioni delle società editrici di
molti giornali, nelle diverse città d'Italia non fu certamente compiuta per
collocare in imprese redditizie dei milioni rimasti inoperosi ed infruttuosi
nelle casse dell’Uva: bisognava aumentare intorno alla società, che viveva e
prosperava a spese dello Stato, il coro delle voci dei grandi giornali ed il
plauso compiacente dei piccoli, della platea. Bisognava, mediante la sapiente propaganda
giornalistica, persuadere l’opinione pubblica del paese che la siderurgia è un
dono offerto dalla provvidenza alla nostra vita nazionale... (I rapporti dello
Stato con la società Ilva. in Camera dei deputati. Atti parlamentari. XXL
Relazioni della Commissione parlamentare delle spese di guerra. 233).
E in questo contesto di
sovraesposizione mediatica che l’
Ilva ha avanzato richieste di
liquidazione di pagamenti infondati o irregolari. A guerra finita lo Stato, che
pure era in credito, si sentì richiedere ben 131 milioni.
E non è stato un caso isolato.
"Disorganizzazione, incompetenza, negligenza” in ogni settore. Anche
l'Ansaldo non fu estranea ad illeciti. In particolare avendo venduto le stesse
armi (cannoni) due volte. Fu per "pura distrazione”, si disse, e la
società ammise la frode e restituì 9 milioni di lire. Anche nel settore
aeronautico ci furono “irregolarità”, sia per la Caproni che per la FiatSia. La
prima ricevette somme per aerei mai consegnati, la seconda ebbe somme per aerei
inadatti al volo ma regolarmente pagati.
Anche in materia di forniture si
ebbero sprechi e illeciti, come nell’acquisto di trattori, vecchi rottami
inadatti ai terreni italiani. Scadenti erano le scarpe, il vestiario, le
coperte, inservibili e pagate a caro prezzo. Un caso emblematico quello del
panno grigioverde che avrebbe dovuto avere caratteristiche idrorepellenti.
Invece il tessuto era scadente e si imbeveva di acqua.
Insomma la corruzione dilagò
sovrana. Neppure Mussolini mandò avanti la Commissione d'inchiesta. Forse
alcuni degli industriali coinvolti avevano finanziato il suo movimento, insomma
si fece di tutto perché non venisse alla luce "quel mondo di vaste e
ramificate collusioni e di giganteschi sperperi in cui sono state ampiamente
coinvolte fette consistenti delle classi dirigenti e della pubblica
amministrazione (compresi i militari)” (F. Mazzonis. Un dramma borghese.
Storia, cit.. 209-4).
Insomma, una storia ignobile
accanto ad eroismi ed a sacrifici inenarrabili di quanti nelle trincee combatterono
per l’onore della Patria e della Bandiera, bagnati fino all’osso perché qualcuno
aveva fornito panno grigioverde inadatto e qualche altro aveva chiuso un occhio
e pagato somme non dovute, certamente intascando una ricca “provvigione”.
Salvatore Sfrecola
Presidente Ass.ne Italiana Giuristi
di Amministrazione. Roma