venerdì 29 dicembre 2017

sabato 23 dicembre 2017 Gorizia val bene una birra - III parte

Profumo di vittoria.

La MOVM Aurelio Baruzzi
con S.A.R. il Duca d'Aosta
8 agosto 1916. Ore 1,30 - 2 del mattino. Zeidler si ritira.
Gli Imperiali lasciano Gorizia e si rischierano sulle colline a oriente della città. Ci resteranno sino alla fine della guerra. (8)
Cosi Weber: “Alle due del mattino del memorabile 8 agosto, il maggior generale Zeidler diede l'ordine di ritirata sulla riva sinistra dell'Isonzo. Subito dopo i ponti dovevano essere fatti saltare. L'ordine venne eseguito in maniera impeccabile. Niente di quello che sarebbe potuto servire al nemico fu lasciato indietro.
La 58“ divisione di fanteria, forte di poco più di cinquemila uomini - tanti erano rimasti di diciottomila -, sgombrò le posizioni ad ovest del fiume. Ciò nonostante singoli gruppi isolati continuarono a combattere di là. Intorno a Peuma il 2° reggimento della milizia territoriale ungherese, al comando del tenente colonnello Schaudy, oppose una strenua resistenza sostenendo la lotta sino a mezzogiorno. Tuttavia, mentre questi valorosi poterono almeno riunirsi al grosso dei nostri reparti, i martiri dei Sabotino erano perduti". (Fritz Weber, op cit. pag 225) Il gen. Zeidler abbandona la testa di ponte e si ritira gradualmente sulla riva sinistra dell’Isonzo. Della 58° su 18.000 uomini, solo 5.000 filtrano dalle difese, ripassano il fiume, (p. 90) L’ordine non è arrivato in tempo reale a tutte le linee.
Polemica nostrana sorta tra il gen. Marazzi e il gen.  Capello sull’opportunità d’inseguire o no il nemico oltre la riva sinistra dell’Isonzo. Il primo è per l’inseguimento immediato, il suo diretto superiore no, volendo dare la precedenza al seguente obiettivo: “sgombrare assolutamente da ogni resistenza nemica la riva destra dell’lsonzo". (Telegramma Prot. 369, 8 agosto 1916 ore 11,20-Voi. 11 Documenti “All. n.° 60” pag 132).

Sintesi: Perdiamo l’attimo fuggente.

Mattina. Prime ore. Gli austriaci cominciano ad abbandonare la riva destra dell’Isonzo e fanno saltare ponti e passerelle, tranne quello di Salcano. (p. 91) Gli esploratori del VI Corpo d’Armata confermano la ritirata del nemico. A Gorizia si potrebbe entrare addirittura il 9.
8 agosto. “Nel mattino dell’8 agosto i comandanti della 3“ Armata e del VI Corpo si rendono conto delta possibilità di un 'azione più vasta, e spingono Io sguardo alle alture che cingono da oriente la conca di Gorizia... (9)
Ore 13,30. Ordini per l’inseguimento - eventuale - del nemico, che ha una seconda linea di difesa alta. Tuttavia, un loro tentativo di guerra manovrata può essere di sollievo psicologico alle truppe. Capello impegna nell’avanzata le Divisioni 45°, 43°, 24° e 11°.
Ore 10. La colonna Cartella, 45°, muove verso Peuma
Ore 12. Prende l’abitato.
Ore 10. Anche il II battaglione 225° della brigata ‘Etna’, 45° Div., si dirige su Peuma. Nidi di mitragliatrici ne contrastano la marcia.
Ore 14. Il II/221° raggiunge l’Isonzo ad est di Peuma. In giornata la ‘Etna’ cattura 1.000 austriaci.
Ore 13. La brigata ‘Lambro’, col. brig. Grazioli, dirige alla confluenza Peuma-lsonzo. Sempre alle 10 si muovono le brigate ‘Taranto’ e ‘Cuneo’, da quota 157 (Cave) verso l’Isonzo superando il comune di Grafemberg.
Ore 14. I superstiti del 7° e 8° reggimento della Cuneo raggiungono l’Isonzo, non così la ‘Taranto’, il 143° reggimento è colpito da fuoco concentrico da quota 157 e dalle pendici meridionali del Peuma stesso.
Ore 15,30 La ‘Cuneo’ arriva ad Osteria e quota 157 cade per aggiramento.
Ore 16,30. La ‘Treviso’ prende il Monte Peuma e procede verso il comune omonimo. 12“ Div., magg. gen. Emanuele Marazzi. Gli ordini impartiti la notte del 7 - 8 stabiliscono che la ‘Casale’ distrugga il ponte n.°6 e la ‘Pavia’, m. gen. Zampieri, blocchi i due ponti di Lucinico.
Ore 5,30. Il nemico fa saltare questi due ponti e quello della ferrovia, la rotabile si salva, (pag. 96). Questo significa che il nemico cede e che si trova in crisi irreversibile, ma potrebbe ancora salvare la città. Il gen. Marazzi, avanza perché intuisce la possibilità
di prendere subito la sponda sinistra dell’Isonzo; così telegrafa a Capello l’8 agosto alle 10,30: “Giudico forzamento del fiume sui ponti 6, 7 e 8 e con altri ripieghi, azione ardita ma possibile...
Risposta di Capello: “Confermo in modo assoluto che primo obiettivo è quello di sgombrare assolutamente da ogni resistenza nemica la riva destra dell'Isonzo. Stop. .. ”(cfr, ALL. 55/60, voi. Ili, Tomo 3° bis, Documenti, pagg. 127-132) Polemica per telegrammi.
Ore 12. La ‘Casale’ prende quota 240 del Podgora, ultimo pezzo del massiccio in mano al nemico.
Ore 14,30. La ‘Casale’ raggiunge il fiume. Il II/l 1° e unità del 28° genio guadano l’Isonzo.
Ore 15. Il 11/12°. Stessa azione a nuoto verso il ponte n.°5.
Il nemico spara violentemente, ma non ci ferma. I nostri nuotatori feriti annegano.
Sempre l’8. Brigata ‘Pavia’.
8 agosto. Mattina. Il sottotenente Aurelio Baruzzi, Medaglia d’Oro al V. M., brigata ‘Pavia’, guadato l’Isonzo, con un gruppetto di fanti entra per primo a Gorizia, innalza il tricolore sull’edificio della stazione ferroviaria. Così il Protagonista descrive il suo ingresso a Gorizia:”.. D’altronde sul ponte della rotabile di Lucinico non è assolutamente possibile il transito a causa di quella batteria che, appostata - pare - nei pressi dei giardini di Gorizia, continua a sparare con tiri diretti assai precisi; quale enorme vantaggio sarebbe per i nostri reparti poterla far tacere! Sarà questo uno dei compiti principali e più urgenti della nostra penetrazione in città. Nella nostra avanzata lungo il bel viale (allora Viale Francesco Giuseppe n.d.r.) di tanto in tanto siamo fatti segno da isolati colpi di fucile che ci procurano qualche ferito.
Sono pochi Austriaci nascosti dietro i grossi tronchi dei platani, sparano e si ritirano. Nonostante l'involontaria bevuta d'acqua... dell'Isonzo fatta nel guadare, ho la gola arsa dalla sete. A un certo
punto, sulla sinistra del viale trovo aperta una trattoria che porta la vistosa insegna Trattoria del Corso. Nonostante la sparatoria, il proprietario e la figlia se ne stanno sulla porta incuranti del pericolo di restare colpiti da una qualche pallottola errante.
“Che cosa avete da bere?'’
“Birra e bibite”.
“Prego, portatemi, per favore una birra”. Per evitare sorprese del nemico, attendo fuori, sulla strada. Dopo pochi secondi mi viene consegnato un bicchiere di fresca birra; la bevo in un solo fiato, tanta è la sete.
“Quanto costa?”
“Oh, nulla! ” Ma io insisto.
“Se proprio la voi pagar, sono quaranta centesimi”. Intendeva centesimi di corona austriaca, oppure di lira? Comunque, ora Gorizia è italiana in tutto e per tutto e pago con due ventini di nichel, dopo aver fatto portare una birra anche al mio sottufficiale e a Ferrazzo che mi hanno raggiunto. È certamente la prima moneta italiana in Gorizia italiana (10)
Ore 7,30. Colpo di mano. Una pattuglia del 28° cattura 200 uomini (pag. 97) asserragliati nel sottopassaggio della rotabile Mochetta - Podgora.
Ore 13,30. Il 28° tenta di guadare l’Isonzo. È bloccato.
Ore 15,30. Gli aprono la strada alcuni nuclei sfuggiti alle vedette nemiche. A quest’ora Baruzzi è nel centro della città, nei pressi del Caffè del Corso e del tribunale (op cit. pag. 169)
Il nemico. Per l’Imperiale e Regio Esercito l’8 è infausto.
Alle ore 22,20 il XVI Corpo, gen. Wurm, ordina l’arretramento della gloriosa 58“ sulle colline di Doberdò, l’ordine “riuscì inatteso per i comandanti del settore del Carso e li colse di sorpresa ”, (Relazione Ufficiale austriaca, Voi. V, p. 69). Amara, pericolosa ma coraggiosa decisione. Boroevic argomenta: “... Ho ritenuto di dover prendere la decisione suaccennata per quanto provata essa mi sia, per poter sperare di continuare la lotta con probabilità di buon esito”. (All. Relaz. Uff. au. Voi. Ili, pag. 102 -105) II nostro fante vede finalmente la luce della vittoria. Dichiara l’Arciduca Giuseppe, Comandante le forze imperiali sul fronte italiano: “... Parecchi ufficiati che conosco mi dicono che è facile cosa la guerra contro gli Italiani. Non è vero! Lotte più terribili di quelle combattute a Doberdò - e nemmeno paragonabili a questa - io, che ho girato su tutte le fronti, non ho mai viste”.

Arciduca Giuseppe

(1) Vittorio Locchi, La sagra di Santa Gorizia, I Gioielli dell’Eroica 2, L’Eroica, Rassegna Italiana diretta da Ettore Cozzani Milano 1926 - Anno XV -pagg. 21 e 53

(2) Anonimo 1916, in Virgilio Savona e Michele Straniero, Canti della Grande Guerra, Milano 1981, pagg. 208-213

(3) Testa di ponte di Piava, in territorio nemico, Medio Isonzo, da noi conquistata il 16 giugno 1915 e sempre mantenuta. Lotta accanita con le fanterie croate, (foto pag. 110) La Grande Guerra sul fronte dell’Isonzo, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia febbraio 2009.

(4) Giuseppe Del Bianco, La guerra e il Friuli, Vol. II, 1915-1917, Ed. Istituto delle Edizioni Accademiche, Udine 1939, Nota 3, pag 285.

(5)Fritz Weber, Dal Montenero a Caporetto, Ed. Mursia, Milano 1967, pagg. 208-211.

(6) Il generale Edoardo Antonio Chinotto, Medaglia d’Oro al V. M., si distingue per una carriera limpida e coraggiosa. Comandò la 32a Div., che prese
Piava. Redasse il piano operativo della sesta battaglia e prese le alture intorno a Monfalcone. Più volte ferito, nelle battaglie precedenti, si ammalò. Si
fa dimettere dall’ospedale e portare su una sedia in prossimità della battaglia di Gorizia. Muore all’ospedale di Udine il 25 agosto 1916.

(7) Vanna Vailati, Badoglio racconta ed. ILTE, Torino 10 dicembre 1955, pagg. 118-119.

(8) La conquista e la perdita di Gorizia genera, nei belligeranti, il bisogno di studiare nuove tecniche. Sull’argomento cfr. Gianni Baj Macario - Anton von Pitreich, Prima di Caporetto, la decima e l’undicesima battaglia dell’lsonzo, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia aprile 2007

(9)Op. cit. Ministero della Guerra, Comando Corpo di S.M. Uff. Storico, vol. IlI, Tomo 3°, pag. 98.

 (10) Per l’intera operazione cfr. Aurelio Baruzzi, Quel giorno a Gorizia, Ed. Paolo Gaspari, Udine 1999, pagg. 158-169 e segg., a pag. 228 è descritta la
consegna della Medaglia d’Oro da parte del Duca d’Aosta

(11) Col. A. Bronzuoli, Guerra e vittoria d’Italia 1915-1918. Tipografia A. Matteucci, Roma 1934 - XIII, pag 114.


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