venerdì 11 gennaio 2019

Il Piave: limite invalicato. III parte



Verso Vittorio Veneto. Ottobre 1918
Gittare i ponti. I nostri devono attraversare il Piave e occuparne la riva sinistra.
L’avanzata inizia così:
24 ottobre. Sera. Il Piave è in piena, la sua velocità e di 2,50 metri. Caviglia: “Il Piave non è certo paragonabile al Reno ed al Danubio come volume d’acqua; ma, quando è in piena, raggiunge
fortissime velocità, superiori a quelle degli altri due fiumi. Orbene, con un fondo ghiaioso come quello del Piave, allorché la velocità si mantiene superiore ai m. 2,50, non si possono gettare i ponti, perché le ancore arano il fondo, ed i ponti si spezzano.
La velocità del Piave il 24 ottobre era vicina ai m. 2,50 su tutto il corso del fiume fino alle Grave di Papadopoli, dove era alquanto minore.
La sera di quel giorno la luna calante si levava alle 22 circa. Per gettare i ponti avevamo quattro o cinque ore di oscurità, tenuto conto che, fino alle ore 23 la luna non sarebbe stata abbastanza alta per illuminare lo specchio d’acqua”. (E Caviglia, Le tre battaglie, op. cit. pagg. 152-153)
Impossibile gittare i ponti. Ferme l’8ª, 10ª e 12ª Armata.
25 ottobre. Sera. Come il giorno prima, ma di notte vengono ammassati sulla riva sud i materiali da ponte.
26 ottobre. Sera. La piena inizia a scendere. Il c.te l’VIII Armata, gen. Caviglia, ordina il gittamento dei ponti. Il nemico è ancora tranquillizzato dalla piena. È il momento. Appena fu notte, cominciarono le operazioni sulla fronte delle armate schierate lungo il fiume, tra Pederobba e Le Grave. La 12ª e l’8ª armata potevano agire per sorpresa; la 10ª, avendo già sfruttato la sorpresa, doveva passare di viva forza. Verso le ore 21 le truppe erano raccolte ai posti prestabiliti; ed i pontieri erano pronti. Cominciò subito il traghetto con le barche. Gli Austriaci tacevano, ed il rumore delle barche sul terreno e dei carri era soffocato da quello della turbinosa piena del fiume. Essa ci rendeva un buon servizio, pur essendo in quel momento la nostra principale avversaria. La 12ª armata, dopo vari tentativi di gittamento del ponte era riuscita a far passare al di là il 107° fanteria francese, i battaglioni alpini Bassano e Verona, nonché due compagnie mitragliatrici e due compagnie della brigata Messina (XXII Corpo d’Armata – Di Giorgio). Ma tutti i lavori già avanzati per gittare un ponte e tre passerelle furono distrutti dalla piena e dalla reazione nemica. Al mattino del 27 le truppe passate erano isolate al di là de fiume”. Così Caviglia, cit. pag. 174 e segg.
27 mattina. Stasi.
Notte dal 27 al 28. La piena e l’artiglieria nemica distruggono altri ponti. Il Genio Pontieri li ricostruisce sotto il fuoco. Il nostro cuneo sulla sponda opposta, gen. Vaccari, resiste agli attacchi nemici, gen. Boroeviç.
Sempre il 28. Vittorio Emanuele III, “ per tre volte, sotto il tiro dell’artiglieria nemica”, visita l’osservatorio del XXII C d’A, a C. Benedetto. Il Sovrano “ricorda a tutti che ora più che mai occorre fede incrollabile e ferrea volontà di vincere”.
Il nemico contrattacca a Moriago e Sernaglia, ma è respinto. (Relazione del XXII C d’A, in Caviglia Le tre battaglie del Piave, All. 13, pag. 306)
29 ottobre. Il XVIII Corpo supera il Monticano ed entra in Conegliano. Lo stesso giorno Clemenceau e Lloyd George chiedono a Foch: “Quando finirà la guerra?” Risposta: “Fra tre mesi, fra quattro, chissà …”. (cfr. L’Esercito Italiano …, vol. V, Tomo 2° Narrazione, pag 991) Nessun commento.
30 ottobre. Cade Vittorio Veneto.
Cavalleria e autoblindo
1 novembre. Ore 6. Terza divisione di cavalleria. Pattuglie esploranti accertano che le rive del Meduna e del Cellina sono presidiate da forti nuclei nemici, così pure daforti reparti di fanteria dotati di mitragliatricii comuni di Aviano, San Martino, Sedriano e San Quirino. (L’Esercito Italiano …, vol. V, Tomo 2°, Narrazione, pag. 808-809) È impossibile andare avanti; il comandante la 3ª divisione, Carlo Guicciardi, ordina al reggimento ‘Savoia’, primo gruppo squadroni, di puntare su San Martino in appoggio alla fanteria.
La manovra riesce solo in parte, per l’intenso fuoco delle mitragliatrici e delle artiglierie.
In suo aiuto viene inviata la 12ª squadriglia autoblindo. Questa viene liquidata dall’artiglieria nemica prima di raggiungere la linea di fuoco. L’episodio è così descritto:La squadriglia, peraltro, non poté assolvere il compito ad essa affidato, in quanto, mentre percorreva la rotabile di avvicinamento, a Rogaredo venne presa sotto un violentissimo fuoco di artiglierie e di mitragliatrici dell’avversario. Tutte le sei autoblindo vennero centrate dal fuoco nemico (la prima
si incendiò, tre furono rovesciate in un fosso; le ultime due subirono guasti che fortunatamente non le immobilizzarono completamente); essendosi, poi, inceppate alcune mitragliatrici, i mitraglieri furono costretti a continuare a combattere con i soli moschetti e le pistole”. L’Esercito Italiano …, vol. V, op cit., Le operazioni del 1918, Tomo 2°, La conclusione del conflitto, Narrazione, pag. 809)
Il prete non le aveva benedette!
Questo è uno dei molti episodi che smentiscono la storiella secondo la quale il nemico non aveva più voglia di combattere.
Scrive Robert Gerwarth nel suo volume La rabbia dei vinti, Ed. Laterza, Bari 2018, pag.171: “La storia spesso ripetuta secondo la quale i cechi, in modo particolare, furono riluttanti a sostenere lo sforzo bellico dell’impero – un’idea presente nel romanzo ‘Il buon soldato Švejk’ (1921-1923) di Jaroslav Hašek che riscosse un successo internazionale – è sostanzialmente un’invenzione degli anni del dopoguerra, un mito adottato sia dai nazionalisti cechi, per evidenziare il loro tradizionale odio per «l’oppressione» asburgica, sia dai nazionalisti austriaci, per giustificare la sconfitta dell’esercito imperiale”.
Il morale delle truppe austro-ungariche.
Il gen. Ludendorff in una riunione di ufficiali afferma: “Secondo notizie del gen. Cramon il morale delle truppe austriache è sorprendentemente buono”. (cfr. L’Esercito Italiano …, op cit. vol. V, pag. 285)
Ore 11. Cade Belluno. (L’Esercito Italiano …, op. cit., pag. 717
3 novembre. Cadono Udine, Trento e Trieste.
4 novembre. Cade Caporetto
10 nov. Il Re sbarca a Trieste
Contemporaneamente alla nostra avanzata iniziano, a Parigi, le manovre degli Alleati per sminuire la vittoria italiana.
Giudizi di valore
Confermano l’ammirata stima del nemico e rispecchiano l’interesse, le invidie e le paure dei nostri Alleati. Oltre quelli citati nelle precedenti relazioni, ne diamo qui altri esempi:
Alleati
Gran Bretagna. A. J. Taylor nel suo volume La monarchia asburgica, del 1948liquida Vittorio Veneto così: Dopo la firma dell’armistizio ma prima della sua entrata in vigore gli italiani sbucarono da dietro le truppe inglesi e francesi dove si erano tenuti nascosti e nella grande “vittoria” di Vittorio Veneto – raro trionfo delle armi italiane – catturarono centinaia di migliaia di soldati austro-ungarici disarmati e che non opponevano nessuna resistenza. (L’Esercito Italiano … vol. V, Tomo 2° - Narrazione, pagg. 1124-1125)
Lo stesso autore nel volume Storia della Prima Guerra Mondiale, del 1963, rincara la dose, non tenendo ”… conto delle stesse testimonianze ufficiali britanniche, dei Generali Plumer e Lord Cavan”. (L’Esercito Italiano …, op. cit. pag. 1125) “Pubblicammo in lingua inglese l’opuscolo intitolato What Italy has done for the War, in cui venivano allora forniti elementi sullo sforzo compiuto, in comparazione con la potenzialità demografica ed economica del Paese”. (L’Esercito Italiano … op. cit., pag.1125)
Stati Uniti. La ‘International Military and Defense Encyclipedia, vol. 6, T – Z, Brassy’s (US), Inc. A Division of Maxwell Macmillan, Inc. Washington – New York; sotto il capitol World War 1, cita l’Italia nel paragrafo Other Actions: The Italian front broke wide open as the Austrians and Germans inflicted a serious defeat on the Italians at Caporetto in October. With French and British Help, the Italians stabilized the front along the Piave River. While 1917 was frustrating for the Allies on the western front and disastrous for them on the eastern and Italian front, in other theatres they enjoyed considerable success. (p. 2955)
Risposta italiana
I nostri soldatini “sbucati”, casualmente, è ovvio, alle spalle delle poderose truppe alleate, registrano, sempre per una fortuita casualità, le seguenti perdite nella battaglia di Vittorio Veneto, che comprende anche i più sanguinosi scontri sul Grappa:
10.000 morti (9.400 italiani, 500 britannici, 200 francesi) e 26.000 feriti (25.000 italiani, 1.100 britannici, 400 francesi) per un totale di 36.700 uomini. Non è considerato il piccolo numero dei prigionieri che furono immediatamente recuperati nel corso della battaglia medesima(L’Esercito Italiano … op. cit., vol. V, Tomo 2° bis, Documenti, pagg. 1165-1167)
Ricordiamo che il 332° rgt. di fanteria americano, il 4 novembre attraversò il Tagliamento al seguito della brigata ‘Caserta’. Fu il suo battesimo del fuoco. Perdite: “ nessun morto e pochi feriti”. (L’Esercito Italiano … op cit. vol. V, Tomo 2° Narrazione, pag. 852)
L’impegno fu corale
“ … Dal primo giorno l’Esercito e la Nazione videro in linea il proprio Sovrano e le maggiori figure del Paese, mentre l’intera Società assumeva posizioni di condanna nei riguardi di coloro che in qualche modo si sottraevano ai propri oneri o traevano ingiusto profitto dalle attività economico-produttive”. (L’Esercito Italiano … vol. V, Tomo, Tomo 2°, Narrazione, Roma 1988, pag. 1171)
CONCLUSIONE
L’insegnamento è nei fatti narrati.
Michele D’Elia

(*) Armando Lodolini, “Quattro anni senza Dio”. 1: “Il diario di un ufficiale mazziniano dalle trincee del Carso alle Giudicarie”, prefazione di Luigi Emilio Longo, introduzione e note di Elio Lodolini, Gaspari, Udine, 2004, p. 160. Vedi anche “Rassegna storica del Risorgimento”, luglio-settembre 2004, pp. 447-48.

(1) Documenti Diplomatici Italiani, quinta serie, vol. IX, Doc. n.° 391, pagg. 270-272, IPZS, Roma 1983, traduzione di Gianluca Pastori
(2) Gli Alleati hanno la memoria corta: in settembre avevano ritirato dal fronte alpino 201 pezzi di artiglieria: 137 francesi e 64 inglesi. Cfr. la richiesta del gen. Robertson il 24 settembre e la piccata risposta di Cadorna il 25 settembre, in L’Esercito Italiano nella Grande Guerra, vol. IV. Tomo 3°, Narrazione, Roma 1967, pagg. 42-43
(3) L’Esercito Italiano …, op. cit., vol. IV, Tomo 3°, Le operazioni del 1917 – Narrazione, Roma 1967, pagg. 655-656.
(4) Philippe Rostan, L’Europa in pericolo: Caporetto, 1917, Ed. Club degli Editori/Mondadori, Brescia marzo 1974, pagg. 243-244.
Sui fatti di Pozzuolo cfr. anche Alfio Caruso, Caporetto – l’Italia salvata dai ragazzi senza nome, Ed. Longanesi & C., Milano settembre 2017, Cap. ottavo, pagg.216-230. È doveroso ricordare che le perdite dello squadrone nella sola giornata del 31 furono: 34 ufficiali su 65; 467 sott’ufficiali e semplici cavalieri su 903 e 528 cavalli su 908.
(5) A. Bronzuoli, Guerra e vittoria d’Italia 1915-1918, Tipografia A. Matteucci, Roma 1934-XIII, pag.177.

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