26 agosto.
Cavalli e ciclisti. La 53° divisione raggiunge l’orlo meridionale del vallone di
Ghignavano''. Il generale Gonzaga, suo comandante, attestatosi in località
Caverna chiede di procedere nella conquista del vallone. Capello gli ordina di
fermarsi. (9)
Il Comando
d'Armata assegna al XXIV Corpo una divisione di cavalleria e tre battaglioni di
ciclisti; Caviglia, con ironia, osserva che la mancanza d'acqua sull'altopiano
della Bainsizza, rende inutili i cavalli, perciò " ... era necessario
lasciare la cavalleria in valle Isonzo ...... (pag 109) I ciclisti, intanto,
vengono mandati sulla Bainsizza.
Cadorna
ordina alla III Armata di prepararsi ad un nuovo attacco sul Carso.
Sotto la
stessa data, Gatti scrive: ”Io credo che la battaglia, concepita bene, nell'attuazione
non sia stata altrettanto felice... Da quattro giorni tutta la III armata è del tutto
ferma.... Fino a San Gabriele nulla di nuovo .... Se il nemico fosse stato
premuto tutti i fronti avrebbe dovuto almeno pensare parecchie cose.... Il colpo
non è stato fortissimo".(10)
Erich
Ludendorff, comandante supremo tedesco: -L'undicesima battaglia dell'Isonzo era
stata ricca di successi per l'esercito italiano. Le armate imperiali avevano bravamente
resistito, ma le loro perdile sulle alture del Carso erano state così
rilevanti, il loro spirito così scosso, che le autorità militari e politiche
dell'Austria-Ungheria erano convinte che le armate dell' 'Imperatore non
avrebbero potuto continuare la lotta e sostenere un dodicesimo urto
dell'Italia". (11) Da qui l'intervento tedesco. Sette divisioni di
fanteria e artiglieria. Caporetto verrà.
27 agosto.
La brigata Grosseto si ritira sulla strada di Vrhovec per un violento
contrattacco austriaco ma subito dopo riprende la posizione. Alla Il Armata
viene assegnato l'incarico di espugnare il San Gabriele e il San Daniele, per
aprire la strada alla III Armata. Per Caviglia la battaglia finisce ora e qui.
(Cfr. pag. 109)
Perdite. Il
generale Caviglia chiude la descrizione della battaglia nel suo settore con il
quadro delle perdite: "Il XIV Corpo d'Armata s'era trovato di fronte 56
battaglioni, e ne aveva organicamente distrutti 45 oltre a diverse compagnie di
mitragliatrici autonome. Erano caduti nelle nostre mani circa 150 bocche da
fuoco ed 11. 000 prigionieri....
Le perdite
del XXIV Corpo in questo periodo (13-31 agosto) furono in tutto circa 6400
uomini perduti. Nell'intera 11° battaglia dell'Isonzo, le 51 Divisioni, che vi
presero parte, perdettero 140. 000 uomini, in media circa 3. 000 uomini per
divisione ". (Caviglia, op. cit. pagg. 110- 111).
29 agosto.
Il Comando Supremo sospende l'offensiva generale ed ordina solo un ultimo
assalto al sistema difensivo del nemico, a nord e a est di Gorizia per
facilitare le operazioni della III Armata, impegnata sul Carso. Ma proprio
l'ultimo attacco in questo settore, fallisce.
Questa, dal
19 agosto, aveva ottenuto limitati successi nelle zone circostanti le colline
di Tivoli, nel settore monte Faiti-Castagnavizza, Selo-Sella delle Trincee,
paludi di Locavaz, catturando alcune migliaia di prigionieri, oltre i
precedenti 19.000. Tuttavia, il Carso resta in mano nemica.
Lo scontro
per la Bainsizza
si frammenta.
Leggiamo in
Amedeo Tosti (12) "Da fonte nemica sappiamo che il Comando austriaco,
disperando ormai di poter porre riparo alle gravi falle aperte nella sua linea
sul margine occidentale della Rainsizza, aveva predisposto, nella notte del 23,
la ritirata sulla linea Masniak-Kal- Vrhovec-Madoni-Zagorie-San Gabriele: le
ultime resistenze, quindi, del giorno 23, avevano avuto soprattutto lo scopo di
coprire il ripiegamento -. (1).
(1) V la
relazione del generale von Pitreich sull'11° battaglia dell'Isonzo nella citata
opera dello Shivarte, e la
Relazione ufficiale austriaca. (A.Tosti op. cit. pag 26)
Dopo il 24
agosto, come per Caviglia anche per Tosti, (pag. 266 op. cit.), la grande
battaglia si spezzetta in una serie di scontri sanguinosi che si esauriscono in
rettifiche della linea del fronte: ne sono testimonianza, gloriosa e amara, i
monti Hermada e San Gabriele; l'uno sul Carso, l'altro nella corona di alture
intorno a Gorizia. Contemporanei gli assalti, il 4 e 5 settembre, alle due
montagne.
4 e 5
settembre Hermada e San Gabriele. Le due montagne sono contemporaneamente
teatro di sanguinosi e feroci scontri all'arma bianca. L'Hermada resterà in
mano austriaca sino al 1918, come bastione avanzato di Trieste.
5
settembre. Ore 5,35. Prendiamo una cima del San Gabriele.
"La
presa del San Gabriele è avvenuta così. Alle 5,35 il t. col. Bassi. Dopo aver
detto a S. E. Gatti che non facesse né intensificare il tiro, né altro, per non
dare l'allarme al nemico, balzò fuori con i suoi 450 uomini, divisi in 3 parti:
una diretta a q. 367 per salvaguardare il fianco destro, una verso S. Caterina
per il fianco sinistro, e la principale in mezzo, per salire sulla cima del San
Gabriele Avanti i bombardieri, dietro i lanciafiamme. Gli austriaci furono
sorpresi nelle caverne.... la cima fu raggiunta in 30 minuti.... Il generale
austriaco preso in una caverna, comandante la zona S. Gabriele, si suicidò, il
maggiore comandante del settore tentò ma non riuscì. Tutto il monte,
specialmente sulla cima, era forato come un alveare. Il battaglione d'assalto
[ndr il reparto sperimentale degli Arditi] al S. Gabriele fino alla mattina del
giorno 5: poi, sostituito da una brigata. ridiscese, a riposo al Natisone
". (Gatti, pag. 2 3 0).
La Il e la III Armata vivono ormai
in continua fibrillazione, poiché il Comando Supremo, vale a dire Cadorna, non
imprime la spinta definitiva alla battaglia: anzi, lascia che gli attacchi si
spengano. Perché? Il suo disegno, ancora oggi, a noi, rimane oscuro. Tutto
sembra lasciato all'iniziativa dei singoli reparti.
5 Sera.
Riperdiamo quota 146. Gli Austriaci si incuneano tra le tre quote del San
Gabriele da noi occupate: Veliki, 552 e 646. (Cfr. Gatti, pagg.223-224)
Due
testimoni diversi ma uguali. Italiani e Austriaci prendono e perdono,
riprendono e riperdono i fianchi del monte, ormai una fornace che brucia la
vita dei soldati con una velocità oggi impensabile. Scrive il tenente
colonnello Sauer del 14° reggimento di fanteria austriaco: “ ... chi potrebbe
descrivere a fondo questo San Gabriele, questa specie di Moloch, che ingoia un
reggimento ogni tre o quattro giorni, e senza dubbio, anche se non lo si confessi,
cambia
giornalmente
il suo possessore? ". (13)
Il nostro
fante Antonio Pardi, classe 1898, del 247 reggimento, 6' compagnia, Il Armata,
ci ha lasciato una vivida e impressionante fotografia di quelle giornate:
"Ricordo la grande battaglia del monte San Gabriele, in cima al quale,
ogni sera, saliva una divisione di fanti. Io servivo allora nelle corvées, di
rifornimento munizioni alla prima linea, la quale si trovava in cima al San
Gabriele. Ci muovevamo sotto un diluvio di cannonate ... ognuno di noi aveva
sulle spalle una cassetta di munizioni. Salii diverse volte quel maledetto fianco
del monte. ... Bisognava stare attenti dove si mettevano i piedi, per non
correre il rischio di urtare le bombe... del commilitone caduto ... Ogni secondo
che passava era un secondo di vita in più.... I morti erano così fitti che non
si potevano più scansare... Gloria a tutti i caduti, ai soldati tutti che
combatterono con coraggio. Gloria sia anche quando non avremo più bisogno di pensare
alla guerra” (14)
6 settembre.
Stallo. I nostri non vanno né avanti né indietro.
7
settembre. Del San Gabriele controlliamo, alla fine, un terzo, poiché solo una
delle tre punte. che si ergono sul pianoro di quota 600, quella a nord-ovest, è
nostra. Cfr. Gatti a pag 230.
Falso successo
la presa sul San Gabriele?
15
settembre. Bainsizza. La
Brigata Sassari conquista le quote 895 e 862.
29
settembre. La 44° divisione, generale Achille Papa, conquista quota 800, sulla
linea Madoni-Na Kobil-Zagorje, che domina la parte superiore del Chiapovano.
5 ottobre.
Bainsizza. Durante un assalto il generale Achille Papa è colpito a morte.
Medaglia d'Oro alla memoria. Fine della battaglia.
EPILOGO
Nella temperie
della Grande Guerra, l'Italia presenta i caratteri di una giovane nazione, che rielabora
se stessa attraverso tensioni, contrasti, limiti della classe politica,
problemi sociali, rivolte interne e al fronte, che non furono mai né
rivoluzione né tradimento.
A chi
intona la solita trenodia della “generazione perduta" rispondiamo: Niente
storie!
Tutti i
Soldati caduti in battaglia potrebbero dire di sé: Cursum feci fidem servavi.
Michele
D'Elia
(1) Enrico Caviglia, La battaglia della
Bainsizza. Ed. Mondatori, Milano 1930, VIII pagg. 96-97. li volume ci farà da
guida nella descrizione della battaglia.
(2) Enrico Caviglia, op. cit. pag. 22
(3) Ardengo Soffici, Kobilek, Ed.
Vallecchi. Opere. Volume III, Firenze 1960, pagg. 113-119
(4) Per l'unità linguistica degli
italiani cfr. Tullio De Mauro. Storia linguistica dell'Italia unita, Ed.
Laterza, Roma-Bari 1991, pagg. 108-109. [la edizione Bari 1963]
(5) Angelo Gatti in Caporetto - Diario
di guerra inedito maggiodicembre 1917, a cura di Alberto Monticone, Ed. Il
Mulino, Bologna 1964, pagg. 182-183. Gatti offre una lettura "politica
" e non solo tecnica delle operazioni da maggio a dicembre 1917
(6) Fritz Weber. Da Montenero a Caporetto - Le
dodici battaglie dell'Isonzo, Ed. Mursia, Milano 1967 pag. 341 e 337
(7) cfr. Giuseppe Ungaretti, Lettere dal fronte a
Mario Puccini, Ed. Archinto, Milano, novembre 2014, pag. 38
(8) cfr. Roberto Raja, La Grande Guerra giorno
per giorno, Cliché, Firenze 2014, pag. 137
(9) Caviglia, op. cit. cfr., Nota n. 1 a pag. 102
(10)
Angelo
Gatti, op.cit. pagg. 191-192
(11)
Ludendorff,
Ricordi di guerra, pag. 384 - in Amedeo Tosti La guerra italo-austriaca -
1915-1918, Ed. I.S.P.I., Milano, 25 ottobre 1938 - XVI pag. 272
(12)
Amedeo
Tosti, op. cit.
(13)
K.
Sauer, Un libro di ricordi dei grandi tempi, Lienz, 1920, pag. 282 - in Amedeo
Tosti, op. cit. pag. 269 Nota 1
(14)
Emilio
Faldella [a cura di] I racconti della grande guerra, Ed. Mondadori, Milano
1966, pagg. 73-75